Una città da amare nonostante faccia di tutto per farsi male

Una città da amare nonostante faccia di tutto per farsi male

(...) Cara Genova, nemmeno sai quanto sei bella e quante potenzialità hai. Passi il tempo e passano il tempo a dirti che non hai futuro, che vivi con la testa girata all’indietro, che sciupi le possibilità e non crei nulla.
Cara Genova, sei amministrata male e quelli che si lamentano perchè sei amministrata male sono gli stessi che poi votano sempre allo stesso modo. Che non è nemmeno un discorso di destra o sinistra (oddio, di sinistra un po’ più che di destra sì), ma proprio un discorso di mentalità. Chi mugugna e non fa niente per cambiare lo statu quo è peggio di chi almeno se ne sta zitto e buono.
Cara Genova, potrei continuare per pagine e pagine con questa lettera di lamentele. Potrei raccontare di persone a cui altri fanno unicamente del bene e che non trovano di meglio che passare la vita ad insultare e a calunniare i loro benefattori. La riconoscenza e la gratitudine, si sa, sono i sentimenti del giorno prima. Ma il peggior nemico di questi signori è lo specchio ogni mattina.
Ma, credimi, cara Genova, se mi lasciassi prendere la mano da queste considerazioni, dall’amarezza, dallo spleen, la darei vinta a chi vuole che tutto quello che ho scritto prima continui in eterno. Che non cambi mai. A chi, proclamandosi genovese e magari più genovese degli altri, rovina Genova giorno per giorno.
Eppure, cara Genova, non riesco a non amarti.
Perchè, insieme a tutta questa gente che ho descritto, c’è anche un’altra Genova. E ci sono anche altri genovesi.
C’è una Genova che è ai primi posti nelle classifiche del volontariato e della solidarietà. Una Genova che sa accogliere come poche altre città al mondo e anche qui sono testimone diretto: voi genovesi (ma mi piacerebbe scrivere anche «noi genovesi») mi avete fatto sentire uno di casa fin dal primo minuto. Oddio, quasi dal primo minuto. Un po’ di scetticismo, un po’ di tempo passato a studiarsi e ad odorarsi, un po’ di esami, ovviamente ci sono stati. E sarebbe grave che non ci fossero. Ma, passata questa trafila, riuscite ad essere amici come nessun altro al mondo. Caldi e generosissimi, alla faccia delle barzellette.
E poi c’è una Genova di genovesi notissimi e di genovesi sconosciuti, in entrambi i casi grandi della grandezza che contraddistingue solo le persone perbene, quelle che lavorano seriamente e che ottengono risultati. Nei grandi settori, dall’economia alla scienza (e gli esempi abbondano), ma anche nella vita quotidiana. Si può essere grandi anche limitandosi ad essere persone perbene nel proprio piccolo.
E poi c’è una Genova vitale, sempre. Una Genova che non si ferma un attimo. Una Genova che sa fare cultura come poche altre città al mondo. Una Genova che trasforma persino una trofietta in un fatto di identità. Figuratevi Andrea Doria o il centro storico.
C’è una Genova che da Vesima a Sant’Ilario, da Pontedecimo a Prato, ti entra sottopelle, ti conquista, ti inebria.

Dolce e straniante, come una visione totale dalle alture di Castelletto, assoluta e incredibile, capace di essere sconosciuta ogni minuto in più che la conosci.
Genova, ti amo. Come amo mia moglie Loredana. Che è genovese. Vabbè, un particolare.

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