Cronaca locale

La città cambierà volto: è in arrivo «Lucicultura»

Un nuovo progetto di illuminazione artistica metterà in risalto i monumenti e gli spazi più prestigiosi

Presto i milanesi vedranno edifici, monumenti e luoghi simbolo della città sotto una nuova luce, nel senso letterale del termine. A cambiare sarà il sistema di illuminazione e, di conseguenza, la percezione che i cittadini avranno di Milano. La luce, infatti, può fare miracoli: annullare le dimensioni, slanciare le altezze, creare pieni e vuoti, scolpire gli spazi. La luce è malleabile come cera, basta saperla usare. Maurizio Cadeo, assessore all’Arredo Urbano di Palazzo Marino, l’ha capito: sta importando da altre città come Roma, Messina, Ragusa la «Lucicultura», un programma di illuminazione artistica degli edifici, che vedrà come «cavie» Santa Maria delle Grazie, la Basilica di Sant’Eustorgio, piazza dei Mercanti e il Teatro alla Scala. «L’idea di studiare un piano urbano della luce nasce dall’intenzione del Comune - spiega Maurizio Cadeo - di restituire alla città quegli standard di qualità e sicurezza che le competono. Razionalizzare e migliorare la qualità dell’illuminazione consente anche di realizzare un vero e proprio programma di Lucicultura».
La quantità e distribuzione della luce, dunque, giocano un ruolo decisivo nell’effetto scenografico finale. La questione, però, non è riducibile a mera «estetica notturna»: la luce, infatti, ha il potere di influire anche sullo stato d’animo delle persone. Se è vero che conforta e infonde sicurezza perché «fa vedere», rendendo anche concrete cose e situazioni, è anche vero che, se usata male, può produrre l’effetto opposto. La luce guida sia in senso fisico, creando dei percorsi - basti pensare ai sentieri di candele che introducono a una casa -, sia in senso più metaforico, orientando lo sguardo. Ecco allora che un uso sapiente dell’illuminazione permette di cogliere particolari che di giorno non avremmo notato. Lo sguardo dei milanesi fa tabula rasa per «accendersi» in una prospettiva diversa.
«Prima di puntare faretti e lampioni, però - spiega Cadeo - è necessario effettuare un’analisi storica dell’edificio e del contesto territoriale e urbano, vedere come e se sono valorizzati gli altri palazzi e edifici della città e quanto sono fruibili di notte. Non solo, la Lucicultura rispetta anche l’ambiente attraverso l’impiego di lampade che proiettano luce senza dispersione, come richiede la normativa sull’inquinamento luminoso e nell’ottica dell’uso razionale dell’energia».
Della Basilica di Sant’Eustorgio, per esempio, verrà sottolineata la facciata romanica, attraverso un sistema di fari a proiezione che verranno collocati sulle facciate contigue per creare un effetto diffuso ed evitare una luce puntuale. Di Santa Maria delle Grazie verrà evidenziato, in particolare, il portale, mentre al Piermarini si interverrà potenziando i fari sulla balconata e sui cornicioni e sostituendo alcune lampade per ridurre gli effetti creati dalle ombre sul timpano. Le trifore delle facciate della Loggia dei Mercanti, invece, saranno valorizzate tramite microproiettori posizionati sui davanzali, da dove «accenderanno» anche i timpani, le volte e le facciate delle Scuole palatine.

Milano cambia volto, con un colpo di luce.

Commenti