(...) fu accolto con qualche contestazione perchè era stato ordinario militare - si scalda su un articolo pubblicato su un sito internet da un sacerdote che parte dalla tragedia per un pistolotto politico sulle missioni militari? Perchè la politica vince sul rispetto umano, anche nei confronti di idee (legittimamente) non condivisibili? E perchè questa durezza di linguaggio viene da un prete, che dovrebbe avere la dolcezza, anche dialettica, nel suo Dna?
E perchè, solo per restare allultimo, recentissimo caso che abbiamo raccontato ieri su queste pagine, chi prova a cancellare questa vergogna anche dai muri della città, deve essere ancora una volta aggredito da un gruppetto di studenti e no global che usano la violenza per imporre le loro idee a tutti?
Insomma, cambiano gli episodi, ma resta sempre un punto di fondo. Pare che Genova i soldati non siano graditi.
E questa a me pare davvero una brutta storia. A me, personalmente, vedere una divisa dà sempre sicurezza, voglia di condivisione e il grigioverde mi dà limpressione di avere di fronte un amico: si tratti di un ragazzo o di una ragazza giovanissimi o di un maresciallo con alle spalle una carriera più corposa della sua non indifferente pancia.
Un tempo, quando cera ancora il servizio militare di leva, ricordo che bastava andare in giro per le città con la divisa per collezionare sorrisi e emozioni. Facevi simpatia, eri guardato come si guarda un amico, un compagno di scuola, un fidanzato, un figlio soprattutto. E quel ragazzo in divisa - dovunque fosse tuo figlio - era tuo figlio, in quel preciso momento. Davvero una bella cosa.
E vogliamo parlare delle adunate degli alpini? Al di là dei racconti di colore sulle macchine con le damigiane di vino sul tetto e del clima un po etilico che pervadeva tutte le giornate, cera un senso di totale condivisione fra la città e gli alpini, un abbraccio totale ricambiato dalle penne nere, oltre che con abbondanti bicchierate di rosso, anche con unattenzione alle città che partiva prima del raduno, con il volontariato degli alpini in mille attività sociali e tese a migliorare la città e finiva dopo la partenza dellultimo alpino, con strade e piazze ancor più pulite di come le avevano trovate.
Questi sono i soldati di un tempo. E poi i soldati moderni, diversi ma uguali, almeno nella loro grandezza morale e nella loro dignità. Li ha raccontati bene, su Repubblica, il generale Fabio Mini, uno che dellosservazione del lavoro del soldato è certamente il miglior esperto italiano e uno dei maggiori al mondo: «Al soldato moderno è richiesto di combattere in guerra o in pace, come di pattugliare i mercati, raccogliere spazzatura e fare la guardia alle discariche. Ieri abbiamo seppellito soldati che non conoscevamo e che non sapevamo fossero tra noi. Oggi li piangiamo e li apprezziamo, da morti.
È una malattia grave: si chiama indifferenza. Ma cè di peggio. Ci sono gli insulti e la freddezza. Perchè le cose sono cambiate così? Cosa stiamo diventando? Perchè a Genova?
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