Una città che scava per ritrovare nel fango i suoi tre angeli

Giampilieri (Messina)Lorenzo, Francesco, Ilaria. Angeli senza ali, angeli che potrebbero aver già preso il volo.
La speranza è sempre l’ultima a morire. Lo è quando si tratta di persone anziane, malate. Figuriamoci se non lo è adesso che in ballo ci sono le vite di tre bambini. Piccolissimi. Tutti insieme fanno 14 anni. La loro vita è appesa a un filo, come le speranze dei loro parenti.
I fratellini Lorenzo e Francesco, 2 anni e mezzo il primo, sei e mezzo il secondo, da ieri sono rimasti senza mamma. Lei la signora Maria Letizia, è stata ritrovata lontano dalla casa dove abitava con i suoi angioletti. Seicento metri più giù, praticamente a mare, strappata via dalla sua vita e dai suoi affetti. E gli affetti, Lorenzo e Francesco, sono ancora nella lunga lista dei dispersi. Fa tremare, la loro storia. È un incubo tremendo per chi la racconta e per chi la vive in prima persona. Antonio, il papà, professione camionista, salvo solo perché in quei momenti disperati non era dentro la sua casa. Il destino gli ha già portato via la compagna, Maria Letizia, il suo cuore gli dice di continuare a sperare che i suoi figlioletti siano in vita. Non si dà pace al pensiero di aver già perso troppo in quella maledetta notte. «Parlavo al telefono con mia moglie, era spaventata, io le dicevo di stare tranquilla, che si sarebbe risolto tutto. Poi non ho più sentito nulla». In quei momenti la furia della montagna si è portata via la moglie di Antonio. Dei suoi bambini nessuna traccia. Si scava sotto le macerie e il fango per trovarli, con la speranza che siano altrove, chissà dove, sani e salvi. E che spuntino fuori prima o dopo per abbracciare quel padre disperato che ha già pagato un prezzo troppo alto.
Il prezzo che teme dei pagare anche Giuseppe De Luca, marito di Teresa, 40 anni e papà di Ilaria, il terzo angioletto di Giampilieri. Ilaria ha 5 anni, non è detto che sia ancora viva. Giuseppe è distrutto. «È passato tanto tempo, troppo tempo. Però ci spero ancora». Spera che sotto quel fango ci sia ancora un sospiro di vita per sua moglie e per la sua figlioletta. Ci spera per sé, ovviamente, e ci spera soprattutto per suo figlio Anselmo, l’altro bimbo di casa, otto anni e tanta voglia di sapere che fine hanno fatto la mamma e la sorellina. «Ancora lui non sa niente. Non so neanche come potrei dirglielo. Ma qualcuno prima o poi dovrà spiegarglielo». La speranza è che non serva, che sua moglie e sua figlia spuntino fuori da qualche parte, magari insieme agli altri due angioletti dispersi, Lorenzo e Francesco, altre vittime innocenti di una tragedia che assume ogni giorno contorni più drammatici. Come drammatico è il racconto di come Francesco potrebbe aver perso le donne della sua vita: la moglie, la figlia e pure la madre, anche loro travolti dalla frana. «Ero al bar con mio figlio Anselmo, mia moglie era scesa a portarmi un giubbotto per il piccolo. Quando è risalita la situazione del maltempo è visibilmente peggiorata, l’acqua che scendeva dalla montagna è diventata fango, poi è crollato il pezzo di costone e ha travolto tutto quel che trovava sulla sua strada. e insieme si è portato pure mia moglie e mia figlia».
Difficile capire dove possano essere adesso. Difficile pensare che siano ancora in vita. Ma quando succedono cose come quelle accadute a Giampilieri capitano eventi incredibili, impossibili da spiegare. Li chiamano miracoli e un miracolo ancora a Giampilieri non c’è stato. Chissà che non possa arrivare proprio adesso, per questi tre angioletti.
Il tempo che passa non aiuta, ma di certo non servirà a cancellare questo dolore.

Ritrovare i propri figli, in vita, dopo tanti giorni, però, potrebbe riportare un sorriso sul volto di questi uomini. La loro vita è distrutta. Quella dei loro bambini potrebbe restituirle un senso. Alla fine tra le lacrime dicono: «Almeno i corpi. Almeno per piangerli».

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