Nei giorni scorsi, abbiamo aperto un dibattito sui costi della cultura. Dopo la risposta del sovrintendente del Carlo Felice Gennaro Di Benedetto, tocca oggi a un nostro lettore e allassessore alla Cultura del Comune di Genova Luca Borzani. Lo ringraziamo moltissimo e, visto che oggi ci toglie tutto lo spazio disponibile, gli diamo appuntamento per la risposta nei prossimi giorni. Quando torneremo sul tema. Portando nuovi elementi di pepe nel menù, spesso insipido, della cultura genovese. Stiamo preparando il macinino. E vi assicuriamo che saranno sapori forti.
Caro Lussana, ho letto con ritardo, ma per colpa mia, il tuo nuovo intervento sulla cultura a Genova e la risposta, un po' evasiva rispetto alle questioni sollevate, che hai dato alla replica del Sovrintendente Di Benedetto.
Permettimi di aggiungere qualche considerazione per - una volta si diceva così - «portare avanti il dibattito».
Con una premessa dovuta: da tempo e con grande puntualità ti soffermi su un tema difficile per il centrodestra e con la tua riconosciuta autonomia politica ti sei più volte pronunciato contro i tagli che la finanziaria imporrà non solo ai teatri e allo spettacolo ma a tutto il sistema dei beni culturali. Quel sistema che in altri contesti, ma dallo stesso governo, si considera come una delle più importanti risorse strategiche per una nuova fase di sviluppo del nostro paese nell'età della globalizzazione.
Vado per punti e chiedo scusa a te e ai lettori se sarò eccessivamente schematico. Nei tuoi articoli hai più volte individuato una sorta di ricetta per uscire dalla condizione di drammaticità finanziaria delle istituzioni culturali genovesi: meno musei (anche meno biblioteche?) troppo onerosi nella gestione, più iniziative da grande pubblico, più mercato e meno sovvenzioni. È una ricetta che credo in parte sbagliata e in parte rivolta a una stagione ormai lontana del fare cultura a Genova.
Abbiamo presentato la scorsa settimana in un incontro molto partecipato il bilancio, gli investimenti e i numeri del settore cultura del comune. Li abbiamo consegnati anche ai giornalisti presenti ma pochi li hanno davvero utilizzati. L'incidenza della voce «cultura» (comprendente il personale dei musei, delle biblioteche, i teatri, Palazzo Ducale, l'Accademia Ligustica ecc) corrisponde nel preventivo 2005 al 3,44 % dell'intero bilancio comunale con una riduzione in valori assoluti rispetto al 2000 di oltre cinque milioni di euro . Nello specifico per quanto riguarda l'investimento nei musei scendiamo dai 9.465.442 euro del 2002 ai 7.345.689 del 2005 con una spesa netta per superficie espositiva che passa da 35,56 euro a 19,85 euro a metroq. Sono cioè aumentati (da 13mila a 23mila mq) gli spazi museali (Musei di Strada Nuova, Museo del Mare, Galleria d'Arte Moderna, Museo D'Albertis, Navale di Pegli) ma con una forte riduzione dei costi di gestione.
Un risultato legato a un diverso rapporto tra pubblico e privato e un' attenta azione di efficienza e di modernizzazione delle strutture. Contemporaneamente nello stesso periodo i visitatori sono cresciuti dai 266.200 del 2002 ai 410.700 del 2004 ai 209.800 del primo semestre del 2005. Di fatto nei primi sei mesi dell'anno il numero dei visitatori è pari a quello dell'intero 2003 e potremo chiudere il 2005 con numeri sicuramente inferiori ma non troppo distanti dal picco del 2004.
Non voglio qui entrare nel merito del significato per la città di un rinnovamento complessivo dell'intero sistema museale ma solo segnalarti qualche altro indicatore per una valutazione: nel primo semestre del 2005 le ore di apertura (serale,notturna, festiva) sono pari a quelle dell'intero 2003 con oltre 247 iniziative teatrali, musicali, didattiche espositive. Il tutto grazie al contributo di soggetti privati (il costo comunale è praticamente solo relativo al personale non alle attività) che si sono (...)
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