Per la Città dei bambini nessuno tiene conto del parere degli adulti

Un contenuto positivo del nuovo Prg era apparso l’art. 15 delle Norme tecniche di attuazione, il cui comma 8 «attiva il processo di partecipazione dei cittadini alle decisioni relative agli strumenti di pianificazione e ai progetti di trasformazione». Come dimostrano le prime esperienze, il processo stenta a decollare, ma alcuni municipi cominciano a prendere sul serio l’innovazione. L’XI municipio avviò il processo partecipativo sul programma di riqualificazione dell’ex Fiera di Roma, convocando il 2 luglio un’assemblea pubblica con un manifesto dal sottotitolo accattivante: «La città dei piccoli». L’illustrazione del programma fatta dal presidente del municipio, dall’assessore Morassut e dalla direttrice dell’Ufficio Progetti speciali non citò mai nulla riferibile a quella frase, rivelatasi puro paravento dell’operazione, ma, ricordato quanto già previsto di «buono» per quel settore urbano, come i parchi dell’Appia antica, di Tormarancia e lungo la Colombo (ma anche di scellerato come l’edificazione di 150mila mc. per uffici e commercio su aree comunali destinate a servizi pubblici acquisite per usucapione da privati in piazza dei Navigatori), informarono che il Comune intendeva costruire nell’area dell’ex Fiera un complesso per residenze, uffici privati e commercio. Fin qui una soluzione forse condivisibile, ma quando furono forniti i dati del progetto che, in base al nuovo Prg, prevede la conservazione dei volumi attuali (385mila mc., cioè quasi 5 mc/mq) e non delle superfici utili, assai minori per l’altezza dei capannoni esistenti, la proposta apparve sotto ben altra luce. Dopo le proteste dei presenti, si annunciò... uno sconto del 25% (pari a 100mila mc.).
Ma anche 285mila mc. (pari a circa 3,6 mc/mq) sono per quell’area un’enormità, che non consente di realizzare un insediamento edilizio decente, né per i piccoli né per i grandi. Inoltre, un’ulteriore edificazione in quell’area non può trovare motivazioni nel solo profitto economico, anche se a beneficio di enti pubblici, ma ne richiede anche altre, di tipo urbanistico e di interesse pubblico, come la destinazione a uffici pubblici per concentrare quelli della Regione, sparsi nel quartiere, o del Comune, della Provincia, con vantaggi per gli addetti e i cittadini. Ma non potranno superarsi i 120mila mc., pari a circa 40mila mq. di superfici utili, con indice di 0,50 mc./mq., come quello del Prg vigente, che consente di assicurare una buona rete viaria interna, parcheggi, servizi e verde di vicinato. L’assemblea si chiuse con interventi assai critici dei rappresentanti di comitati di quartiere, associazioni ambientaliste e singoli cittadini. Il Comune e il municipio, preoccupati da questa esperienza, hanno preferito proseguire il percorso partecipativo appaltandolo alla società Ecosfera, incaricata di organizzare incontri a inviti per categorie e un’assemblea di cittadini, con il compito di raccogliere valutazioni e proposte. Il 14 settembre è avvenuto un incontro con le associazioni Legambiente, Italia Nostra, Comitato di quartiere di piazza dei Navigatori. L’iniziativa ha mostrato subito i suoi limiti, per la mancanza di qualunque presenza, politica o tecnica, del Comune e del municipio e l’inidoneità a svolgere il compito del gruppo di giovani incaricati, seri, impegnati e, sembra, competenti in questo tipo di consultazioni, ma senza alcuna conoscenza della materia, del territorio e dei termini del progetto. I presenti hanno avuto la sensazione di una presa in giro, anche costosa per l’incarico alla Ecosfera, nonché del tentativo di legittimare un processo destinato all’inutilità. Le critiche unanimi degli intervenuti, in termini civili ma di estrema durezza, hanno contestato, in base a vari punti di vista, la riedificazione stessa dell’area, ammettendola, alla fine, in termini assai ridotti con ampi spazi pubblici, oltre che con motivazioni urbanistiche e non solo di profitto.

Quando il coordinatore ha tentato di comporre un rapporto finale, il caos ha raggiunto il culmine e si è avuta conferma che il percorso partecipativo si concluderà con un grande bluff per i cittadini e, il che è grave, con il concorso del municipio, il cui solo alibi per la sua impotenza è il conto in cui il Comune tiene i municipi.
* Urbanista

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