La città dei diritti vuole appendere un senatore a testa in giù

Di fronte a una proposta di legge, o di modifica costituzionale ci si scandalizza, si grida allo scandalo, si aprono dibattiti. Quando le minacce di violenza sono concrete e fatte in prima persona, quando le aggressioni avvengono in pieno giorno e in pieno centro, va tutto bene. Nessuna paginata di giornale, nessun corsivo di intellettuali.
La scorsa settimana nei confronti del senatore Giorgio Bornacin - che aveva firmato insieme ad altri parlamentari la proposta di legge per abrogare la XII norma transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista - si è scatenato il finimondo. Al di là dell’opportunità di una simile iniziativa, il parlamentare è stato al centro di ogni tipo di dibattito e di accusa, finendo persino nel mirino dei colleghi di partito del Pdl. Ieri però lo stesso Bornacin è stato oggetto di un’aggressione all’uscita dal suo studio di corso Buenos Aires a Genova. «Avevo appena attraversato la strada per tornare verso casa - conferma il senatore - Stavo parlando al cellulare quando sono stato avvicinato da una persona che mi ha urlato “Piazzale Loreto, piazzale Loreto”. Ho reagito mandando a quel paese quel personaggio che si è poi allontanato».
Il riferimento a piazzale Loreto, fin troppo esplicito nel suo significato minatorio, la dice lunga su quale sia la «risposta democratica» a una proposta di legge. E se quelli che si considerano tolleranti e portatori di principi democratici vorrebbero impiccare a testa in giù un senatore, nella città dei diritti c’è anche chi ritiene giusto aggredire in un bar di via Cesarea, la domenica pomeriggio, Gianni Plinio in compagnia della moglie e di alcuni amici.

Anche lui viene insultato e minacciato. «Mi risulta che la polizia abbia chiesto perquisizioni in certi ambienti dopo le ripetute e gravi minacce - svela Bornacin - Ma mi risulta anche che queste richieste attendano ancora una risposta dalla magistratura».

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