A metterle una in fila all’altra, si potrebbe quasi circondare l’intero palazzo di giustizia. Tecnicamente si chiamano Crn, «comunicazioni di notizia di reato». In pratica, sono le denunce che arrivano nelle stanze dei pm. E sono tante, tantissime. Ogni giorno. La Procura - che ieri ha pubblicato il bilancio di responsabilità sociale 2010-2011 - stima che quotidianamente ne vengono depositate circa 700. Settecento segnalazioni ogni 24 ore che vanno a intasare l’Ufficio ricezione atti. E c’è pure un rovescio della medaglia. Perché, una volta su due, una simile enormità di notitiae criminis finisce in nulla. Se si considerano i procedimenti verso soggetti noti (quelli per i quali in linea teorica sarebbe più facile procedere nell’esercizio dell’azione penale, rispetto alle indagini contro ignoti), le richieste di archiviazione arrivano infatti al 50,3 per cento.
Insomma, risorse e personale della giustizia - che deve fare fronte anche a un tasso di scopertura dell’organico pari al 10 per cento - vengono impiegati ogni giorno per fare fronte a una grande mole di denunce che non avrà alcun esito. Nel caso dei procedimenti verso ignoti, poi, l’archiviazione diventa un canale preferenziale per riuscire a smaltire i fascicoli arretrati, che altrimenti continuerebbero a gravare sul lavoro degli uffici. La stretta impressa dalla Procura ha portato così a una riduzione dei tempi delle indagini, che nel 57 per cento dei casi si concludono entro i sei mesi dall’apertura. Ma nonostante lo sforzo, il 15 per cento dei procedimenti viene inghiottito dalla prescrizione. In poche parole, la macchina prova a correre, ma rischia di ingolfarsi. E lo spiega anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati: «Il registro informatico delle notizie di reato (Re.Ge, ndr) è un sistema assolutamente obsoleto. Lo voglio dire al ministro: l’obsolescenza dei sistema informativi attualmente disponibili, e in particolare del Re.Ge., pone severi limiti ai processi di lavoro, nonché alla rilevazione statistica del flusso di attività».
Tra i vari dati che emergono dal bilancio della Procura, poi, spiccano sia l’aumento delle truffe agli anziani («Un fenomeno in continua crescita», si legge nel documento presentato ieri), sia quello dei reati fiscali (con aumenti anche del 400 per cento nel triennio 2009-2011), sia infine i reati fallimentari (con incrementi pari all’80 per cento). In calo, invece, le intercettazioni telefoniche. Nel 2010, infatti, una direttiva interna ha sollecitato i pm a una maggiore attenzione nel valutarne l’impiego. Così, il numero dei «bersagli» (cioè le utenze ascoltate) è calato del 35 per cento, fermandosi nell’ultimo anno a 9mila e 242 telefoni messi sotto controllo.
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