Cinquanta per cento delle corse del bus fuori orario, ancora troppo alti i tempi dattesa ai call center delle aziende comunali, sotto agli standard del contratto di servizio tutti gli indicatori della raccolta rifiuti. Un automobilista su tre non paga la sosta sulle strisce. Qualche novità positiva dai servizi sul web. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2006 dellAutorità di controllo sui servizi pubblici locali del Comune di Roma, presentato ieri in Campidoglio dal presidente Bernardo Pizzetti. Un Rapporto fitto di dati, diagrammi, raffronti con gli anni passati e con le altre grandi città. Dieci i capitoli. Vediamoli in sintesi uno per uno.
Trasporto pubblico di linea. Sei milioni gli spostamenti giornalieri fra superficie e sotterranea. Peggiora il comfort dellattesa sulla Metro A per le banchine eccessivamente affollate e sulla B per ascensori e scale mobili fuori uso. Soddisfacente la sicurezza del viaggio. In superficie si registra una regolarità dei passaggi solo nel 50 per cento dei casi, mentre quelli eccessivamente ravvicinati o troppo distanziati coprono il restante 50 per cento in modo equanime. Livello di pulizia «adeguato» solo sul 70 per cento delle vetture in inverno.
Trasporto pubblico non di linea. «Positivo» per il presidente Pizzetti laumento dei taxi in circolazione e la tariffa fissa per gli aeroporti. Con una densità di 2,9 taxi ogni mille abitanti Roma, con 1.150 licenze aggiuntive, risulta seconda in Italia solo a Milano (3,7). In linea con Londra (2,9) e Parigi (2,5), molto avanti a Berlino (1,9). Il costo medio di una corsa in taxi è di 7,83 euro, il secondo meno caro dItalia dopo Napoli (7,15 euro).
Gestione mobilità urbana. Come si muovono i romani? A piedi nel 26 per cento dei casi, il 56 con mezzi privati, solo il 18 usa il mezzo pubblico. Con 73 auto ogni 100 abitanti, la capitale tocca il record assoluto in Italia e forse in Europa. Quanto ai parcheggi a pagamento, lAgenzia rileva che gli utenti che pagano la sosta (fra quanti sono obbligati a farlo) a partire dal 2005 si sono stabilizzati al 60 per cento, vale a dire circa un utente su tre non paga. Andamento analogo per lirregolarità della sosta riservata agli invalidi.
Igiene e decoro urbano. Raccolta differenziata nel 2006 ancora nettamente sotto i limiti di legge. A Roma l88 per cento dei rifiuti finiscono in discarica, contro una media nazionale del 57. Nulla la quota avviata agli inceneritori, contro il 10 per cento in Italia. A Roma inoltre il costo dello spazzamento è elevatissimo, superiore dell83 per cento alla media nazionale, in pratica pulire una strada costa il doppio che altrove. Anche la raccolta è più salata: +17 per cento per lindifferenziata, più 8 per la differenziata. Sotto tutti gli standard la qualità del servizio. Ad esempio il contratto prevede che almeno il 90 per cento delle strade siano sufficientemente pulite: «Il trend registrato (80-85 per cento) significa invece che in media 2 strade su 10 risultano sporche o molto sporche».
Distribuzione di energia elettrica. La qualità del servizio alle utenze domestiche è inferiore rispetto alle altre città. A Roma si registrano 60 minuti di interruzione allanno per abitante contro i 27 di Torino e i 37 della media nazionale.
Distribuzione gas. Soddisfacente lo stato della rete, sicurezza sopra lo standard.
Servizio idrico. Gli ultimi dati disponibili, del 2005, danno una dispersione della rete intorno al 32 per cento.
Illuminazione pubblica. Lattuale contratto prevede tempi più lunghi per la riparazione delle lampade (e nettamente più lunghi delle altre città italiane). LAgenzia non manca di polemizzare sul fatto che negli ultimi tempi sono state ignorate dallAcea le richieste di dati sui tempi effettivi di riparazione, «introducendo un inedito vulnus di trasparenza».
Accessibilità dei servizi. Migliorano i requisiti dei call center aziendali per quanto riguarda laccoglienza delloperatore, stazionaria la qualità della risposta, resta però troppo lungo il tempo di attesa al telefono.
Quadro normativo. LAgenzia sottolinea linadeguatezza dei contratti più importanti, anche per le irrisorie penalità, che impediscono di fatto di ottenere una migliore qualità dei servizi.
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