Cronaca locale

Città in lutto, addio al «prof» Talamona

Albertini commosso: «Era un vero amico». De Corato: «È stato un esempio per tutti»

Sabrina Cottone

È morto Mario Talamona e la notizia si diffonde per gli uffici di Palazzo Marino e le stanze della politica con un passaparola mesto e addolorato. Il professore di Economia politica, l’uomo di studi che ha messo anima e intelligenza fino ai suoi ultimi giorni di vita al servizio della città, se ne è andato in silenzio ieri mattina dopo una lunga malattia nella sua casa di Porta Venezia, tappezzata di libri e dei disegni che amava tratteggiare quando riusciva a rubare tempo per sé e per la famiglia.
Era assessore al Bilancio e alle privatizzazioni di Gabriele Albertini, «un amico» lo piange il sindaco e non è un tributo formale, ma un omaggio affettuoso a una personalità che entrava diritta nel cuore di chi si trovava a lavorare con lui. Gli assessori e tutti coloro che le lo hanno conosciuto fanno a gara nel ricordarlo per le capacità intellettuali e le qualità umane, che brillano nei commenti profondamente, sinceramente accorati. «Un esempio da non dimenticare» dice il vicesindaco, Riccardo De Corato, e rammenta «il suo equilibrio e il suo valore professionale e umano, i suoi interventi nella giunta, sempre contraddistinti da una profonda professionalità e signorilità». E l’opposizione in consiglio comunale partecipa commossa alla scomparsa dell’uomo che «ha portato equilibrio nella gestione dell’amministrazione e ha onorato la nostra città».
Era un signore, Mario Talamona, un signore quasi d’altri tempi per equilibrio, moderazione, spirito critico, ironia e autoironia, sensibilità umana. Era nato a Varese nel 1931, dopo gli studi classici all’Almo Collegio Borromeo di Pavia, si è iscritto a giurisprudenza e laureato con una tesi in Economia politica che ha segnato il suo futuro di studioso. Il perfezionamento alla London School of Economics, poi la carriera universitaria, conclusa da professore di Politica economica alla Statale di Milano. Sul «Talamona» hanno studiato generazioni di universitari, a volte anche imprecando, come capita con i tomi pensati e ponderosi.
Uomo di idee e di azione, ha sempre coniugato l’attività di ricerca con quella operativa. Presidente della Banca del Monte di Milano dal 1980 al 1987 e poi della Banca del Monte di Lombardia dal 1987 al 1989, membro del consiglio dell’Abi, vicepresidente della Cariplo dal 1994 al 1998, nel cda del Mediocredito Lombardo dal 1992 al 1998, presidente di Intesa asset management, membro del cda dell’Università Bocconi, del nucleo di valutazione dello Iulm. Era socio dell’Accademia dei Lincei, Grande Ufficiale al merito della Repubblica, Ambrogino d’oro e tanto altro ancora. Tra gli incarichi a lui cari anche quello di presidente del Rotary milanese. Mario Talamona era editorialista di questo giornale, spirito libero, acuto, riformista nel più concreto dei modi. Nel suo ultimo intervento, il 10 aprile, pochissimi giorni fa, è riuscito a esprimersi su un tema che più suo non poteva essere, l’abolizione dell’Ici e della Tarsu, la tassa dei rifiuti. L’uomo incaricato di far tornare i conti del Comune non aveva dubbi che fosse un’idea buona e soprattutto praticabile. Mercoledì scorso, il giorno prima di morire, ha parlato al telefono con il sindaco e tutti e due hanno sperato che non fosse l’ultima volta. Oggi Gabriele Albertini ricorderà la figura di Mario Talamona a mezzogiorno in Sala Alessi a palazzo Marino, dove dalle 9.30 alle 14 sarà allestita la camera ardente. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio alle 14.45 nella chiesa di San Gioachimo, in via G.

Fara, 2.

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