«Non si può pretendere che un ristorante resti aperto con pochissimi clienti quando invece ci sono i musei chiusi». Adalberto Corsi, vicepresidente vicario di Confcommercio Milano, entra a gamba tesa nella polemica sulle aperture dei negozi ad agosto. Così se la proposta lanciata dallassessore al Commercio di Palazzo Marino Franco DAlfonso, di contrattare con i commercianti sulle liberalizzazione degli orari di apertura in cambio di permessi o esenzioni fiscali, ha trovato il favore dei sindacati, non è piaciuta al mondo del commercio. «Non si può scaricare la responsabilità solo sui negozianti, se la città destate è morta», polemizza Corsi scindendo il discorso in due piani: Milano aperta per i turisti, obiettivo ancora da raggiungere, e Milano aperta per i cittadini, per i commercianti rappresenta un traguardo raggiunto.
«Sulla Milano dei turisti si può fare molto di più, a maggior ragione in prospettiva di Expo - osserva il vicepresidente di Confcommercio -: siamo francamente ancora lontani dal poter considerare Milano unambita meta turistica. Nella nostra città manca una continuità di eventi che la rendano attrattiva tutto lanno, soprattutto nel periodo a cavallo di Ferragosto». La soluzione? Un brand che identifichi il capoluogo lombardo con uneccellenza o una sua specificità. Un esempio? Salisburgo per la musica. Su questo punto, dunque, serve la collaborazione di tutti: «Bene il tavolo proposto dallassessore DAlfonso - commenta-: occorre un vero lavoro di squadra per far sì che la città diventi sempre più un punto di attrazione con eventi anche destate. Per invogliare i turisti è necessario studiare un pacchetto complessivo città attraente: mostre, musei, iniziative, shopping, ristorazione, servizi efficienti a cominciare dai trasporti pubblici». Come a dire: non si scarichi la colpa e la responsabilità solo sui commercianti, perchè lo shopping di per sè non basta ad attirare gli stranieri.
Così «non si può pretendere che un ristorante resti aperto con pochissimi clienti quando invece ci sono i musei chiusi - polemizza Corsi -. Si va avanti assieme. Abbiamo sempre detto che i negozi di vicinato esercitano anche una funzione sociale. I quartieri con le vetrine illuminate sono più sicuri, più accoglienti, più umani. Vorremmo che Milano fosse tutto lanno così. Ma per esserlo è necessario lo sforzo di tutti e non solo quello dei commercianti rimasti a presidio di una città deserta».
Su un punto però il mondo del commercio non ci sta e respinge al mittente le accuse: non si dica che i milanesi non possono fare la spesa ad agosto. Se il negozio sotto casa è chiuso, cè il mercato o la grande distribuzione: il servizio è garantito, sottolinea Confcommercio, che non sembra tenere conto degli anziani o delle persone in difficoltà, che spesso rimangono sole destate, e non sono in grado di prendere i mezzi o di guidare, amnmesso che abbiano una macchina. «Non bisogna ragionare per numero di operatori aperti, ma per i metri quadrati di spazi commerciali disponibili.
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