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Una città ostaggio della corteomania e dei capricci del «vip» di turno

Claudio Pompei

Che fine hanno fatto le decine di protocolli d’intesa firmati da Campidoglio e sindacati per disciplinare la materia dei cortei in centro? A cosa servono i periodici vertici sull’ordine pubblico che si tengono in prefettura? Queste domande - destinate, con ogni probabilità, a rimanere senza risposta - se le saranno fatte in tanti ieri mattina. Eh sì, perché le centinaia di migliaia di romani rimasti ore e ore imbottigliati in mezzo al traffico (sulle auto private, sui mezzi pubblici o, peggio, sui taxi con il tassametro che continuava a girare) ne hanno avuto di tempo per riflettere. E forse oggi, quando leggeranno i giornali, faticheranno a digerire la beffa delle dichiarazioni del sindaco Veltroni, secondo il quale l’Italia intera dev’essere grata a Roma perchè la capitale sopporta «grandi difficoltà e disagi alla mobilità. Anche in questa ennesima prova di disponibilità e sopportazione da parte dei miei concittadini - sostiene il primo cittadino - Roma dimostra di assolvere fino in fondo il suo ruolo di capitale, meta di quasi tutte le manifestazioni di protesta che si svolgono nel nostro Paese. Credo che tutta l’Italia debba essere grata alla sua capitale». I romani, però, farebbero volentieri a meno della gratitudine del resto del Paese e vorrebbero, magari avere qualche certezza in più. Il livello di sopportazione è, infatti, pericolosamente vicino alla soglia massima. A Roma ormai da anni, chi va al lavoro, a scuola, in ospedale o si deve spostare in autobus, in macchina, perfino in motorino, molto spesso non sa quando arriverà a destinazione. Cortei e manifestazioni sono solo un aspetto di questa incertezza: ci sono - e in maniera ricorrente - gli scioperi, i lavori stradali, i guasti, gli allagamenti in caso di poche gocce di pioggia e, non ultimi, gli eventi festaioli. La città è praticamente ostaggio dei capricci del vip di turno. L’altra sera l’intero Tridente è stato vietato al traffico - senza alcun preavviso - perché il signor Tom Cruise aveva deciso di cenare in un ristorante in via Borgognona. Piacerebbe sapere dal sindaco se aveva emesso un’ordinanza per limitare il diritto dei cittadini a rientrare a casa o al lavoro. Normalmente blocchi improvvisi di questo genere si attuano solo per gravi motivi di ordine pubblico. Nel caso specifico quali erano? La cena di un attore con i suoi amici? Per giunta, i vigili urbani che avevano messo le auto di traverso sulle strade per impedire il passaggio, si rifiutavano di dare informazioni agli automobilisti. Cose che non accadrebbero nemmeno in una satrapia yemenita. Ma se il sindaco ha a cuore le sorti di tanti attori americani, il suo comandante dei vigili, Giovanni Catanzaro, non è da meno. Ieri, al termine di una giornata di caos totale, ha avuto il coraggio di dichiarare che «non è andata male.

Considerando che ci sono stati tre cortei e che gli itinerari in un certo modo coincidevano, è andata abbastanza bene perché noi siamo abituati a queste difficoltà e la città è abituata a soffrire». Sarà stata quest’«abitudine alla sofferenza» a consigliare al prefetto Serra di non intervenire? Chissà...

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