«Città pulita per Expo? Il problema sono i graffiti»

(...) Ma l’emergenza, secondo il premier, restano cartacce, mozziconi per terra e graffiti sui muri. Roberto Formigoni è in sintonia con Berlusconi. «Ripulire Milano è un invito da raccogliere, guardate anche voi se non ha ragione...» sorride il presidente della Regione.
Il sindaco cerca di minimizzare. «Il vero problema sono i graffiti, non la sporcizia» dice la Moratti. E racconta che recenti indagini condotte da Amsa rivelano «una soddisfazione dei cittadini rispetto alla pulizia delle strade». Nota dolente restano invece i graffiti, che sono un problema annoso: «Le difficoltà che abbiamo da sempre avuto nel tener pulita la città nascono dalla mancanza, fino alla scorsa settimana, di misure che potessero essere prese senza querele di parte e pene assolutamente irrisorie».
Ma adesso «con il pacchetto varato la settimana scorsa dal governo tutto dovrebbe essere più facile». Moratti rivendica che «l’impegno da parte nostra a tenere pulita la città c’è sempre stato e Berlusconi lo sa benissimo. Negli ultimi due anni abbiamo speso venti milioni di euro per pulire la città, purtroppo però il 25 per cento di quello che pulivamo veniva sporcato di nuovo».
Il sindaco si lamenta poi della scarsa adesione al programma di pulizia sponsorizzato (almeno in parte) dal Comune. Sono stati pochi i condomini che hanno accettato di partecipare alle operazioni di recupero dei muri. Come commenta la Moratti, «la parte più importante sarà l’educazione, quella delle famiglie, quella dei proprietari di case, quella delle scuole. È un impegno di tutta la città».
Berlusconi, nel suo intervento, ha segnalato altri problemi. Per far funzionare l’Expo, bisogna mettere da parti le liti («il tempo delle discussioni e delle polemiche deve essere alle nostre spalle») e pensare un po’ più in grande, anche nei progetti per il sito: «Non possiamo limitarci a progettare qualche padiglione espositivo come fosse una fiera campionaria». Inoltre è necessario rilanciare il turismo: «Milano deve fare di più. I visitatori che vengono devono andare via contenti per tornare con amici e familiari». Il presidente del consiglio è anche convinto che i progetti debbano riguardare un’area più vasta rispetto al perimetro della città: «Dobbiamo pensare alla grande Milano».
Qualche preoccupazione è stata sollevata dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Le stime della Camera di Commercio temono che il fatturato previsto per le imprese lombarde da qui al 2015 possa scendere da 44 a 34 miliardi, ma Sangalli non perde l’ottimismo: «Il mondo delle imprese è ancora disposto a credere nell’Expo. Fondamentale è però un maggior coinvolgimento del mondo delle piccole e medie imprese».
Applaudito l’intervento di Carlo Petrini, presidente di Slow Food, che chiede «una moratoria fino al 2015 per non sacrificare nemmeno un ettaro di terreno agricolo» e propone una sfida con la Gran Bretagna: «Con l’Expo Milano può diventare la più bella città verde del mondo: è l’ambizione di Londra, ma Milano ha molte più possibilità».

Un’idea in sintonia con quella della Moratti. «L’agricoltura urbana e familiare sarà la risposta che il mondo darà per superare fame e povertà» dice il sindaco. Ed è convinta che il progetto sia valido anche per Milano.

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