Una lettera alla famiglia, alla moglie e alle figlie, in cui si spiegano le ragioni di una sofferenza ormai insopportabile, una sofferenza da cui non è estranea la condizione dellUniversità: lha scritta il professor Vincenzo Tagliasco, scienziato e ordinario di bioingegneria nellateneo genovese, prima di decidere di suicidarsi, a mezzogiorno di venerdì, nella boscaglia sul promontorio delle Grazie, tra Chiavari e Zoagli, con un colpo della sua pistola calibro 9 regolarmente detenuta per tiro sportivo. Ed è con «immenso sgomento» che lUniversità ha appreso la notizia della scomparsa: il Magnifico Rettore, Gaetano Bignardi, il Senato Accademico, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti affidano a una nota «il dolore del mondo accademico per la perdita di una delle sue figure più vivaci e significative». Tagliasco insegnava a Genova dal 1974. Nel 1984 divenne il primo direttore del Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica. Le sue ricerche nellambito della bioingegneria e dellintelligenza artificiale e le sue numerose pubblicazioni, hanno fatto di lui uno dei padri della robotica. Lateneo ricorda, in particolare, «la sua dedizione alla ricerca, allinsegnamento universitario e alla divulgazione scientifica, il suo amore per i giovani, la sua attiva partecipazione alla vita universitaria e il suo contributo di progettualità e di idee, talvolta critico, ma sempre propositivo e per questo sempre tenuto in alta considerazione» che lo hanno reso «uno dei più stimati docenti della nostra Università».
Cordoglio è stato espresso, fra gli altri, anche dal presidente della Provincia Alessandro Repetto che si dice «sgomento» per la tragica notizia. «Ancora poche settimane fa - ricorda Repetto - ci eravamo incontrati per parlare dei progetti futuri e oggi mi sembra incredibile pensare che lui non farà parte di quel futuro». Il presidente della Provincia sottolinea poi che «Tagliasco era un uomo non solo di immensa cultura, ma di acuta intelligenza, capace di fare acute analisi sui fatti quotidiani e di offrire sempre una diversa prospettiva, con quellintuizione lucida e rara che lo contraddistingueva. Sapeva andare oltre il presente con visioni innovative e concrete al contempo. Perdiamo un figura importante e significativa della nostra comunità - conclude Repetto - ma quel che più sconcerta, oltre allimmenso vuoto che lascia e che difficilmente potrà essere colmato, sono le circostanze della sua fine.
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