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Una città tutta da scrivere

S embra di essere tornati - la citazione da Balzac cade spontanea - all'epoca in cui la macchina di Stanhope e i rulli inchiostratori non erano ancora entrati nelle piccole stamperie di provincia, cioè ai primi dell'Ottocento. Stesso idealismo e stesso crudele mercato tutto da scoprire, stesse ciniche strategie d'affari e stesse cieche speranze, stesse illusioni perdute e ritrovate e domani ancora perdute: e intanto, quasi inspiegabilmente, ci si rimbocca le maniche per dedicarsi a una sempre identica sfida, quella di vendere libri. A Milano le librerie chiudono, l'ultima a Porta Romana, i lettori sgattaiolano furtivi verso i-Pod e internet, happy hour e photoblog, epperò - ne abbiamo parlato su queste pagine pochi giorni fa - i corsi di scrittura creativa fanno registrare anche quest'autunno il tutto esaurito. Non bastasse, e meno male, sono nate proprio in questi giorni due piccole case editrici meneghine, dopo le 69 sorte solo l'ultimo anno: quella di Arnoldo Mosca Mondadori e quella che Andrea Berrini ha fondato insieme a Giunti, Metropoli d'Asia, che verrà presentata oggi alle 18 alla storica Feltrinelli di via Manzoni, in un incontro a cui parteciperanno, oltre a Berrini, anche Renata Pisu e Cecilia Zecchinelli. Come si spiega tutto ciò? Si scrive, si traduce e si pubblica sempre di più, e allora, sarà poi vero che di lettori in città ce ne sono sempre meno e il mercato è più che saturo?
«Nei momenti di crisi come questo - ci risponde Andrea Berrini - il mondo cambia, emergono le novità, si trasformano le abitudini. Perché considerare saturo il mercato? Metropoli d'Asia porterà nelle librerie romanzi e racconti su cosa succede in quei Paesi che in futuro calamiteranno sempre di più la nostra attenzione. Giganti economici come India e Cina si stagliano sull'orizzonte e tuttavia noi li guardiamo ancora con uno sguardo colonialista. In realtà grande sarà la sorpresa di chi leggerà i primi due libri di Metropoli d'Asia, in uscita nei prossimi giorni: un romanzo noir che arriva dal Bangladesh, Come un diamante nel cielo, scritto da Shazia Omar, un'ex-analista finanziaria scampata al crollo delle torri dell'11 settembre, e un romanzo ambientato a Bombay, Ravan & Eddie, dove Kiran Nagarkar riflette in modo leggero ma potente sui conflitti religiosi, economici e sociali della sua città. Vi troveremo i nostri stessi problemi, ma in un contesto diverso». Insomma, una sfida editoriale che scommette sulla curiosità del lettore italiano. «Le prenotazioni sono state più alte di quello che ci aspettavamo - continua Berrini-. La prima tiratura dei due titoli è di diecimila copie. Librai e buyer delle grandi catene hanno capito che i lettori - gli stessi che hanno visto in televisione le Olimpiadi di Pechino o che vedranno l'Expo di Shanghai - stanno cominciando a domandarsi: che succede davvero laggiù? Il lettore è un po' stanco di prodotti preconfezionati, soprattutto quelli che si scrivono qui, nel nostro mondo asfittico. Le letterature asiatiche, invece, forse per via dei conflitti di ogni tipo presenti in quelle società, sono fortemente ancorate al reale, sono pregnanti, hanno quasi la necessità morale di raccontare. Quelle di Europa e America, invece, ristagnano in un vuoto pneumatico. Spero che il futuro, come diceva Ballard, non sia noioso come un vasto quartiere residenziale. D'accordo con queste sue parole, ho aperto Metropoli d'Asia». «Esiste certo un idealismo di partenza» ci dice Arnoldo Mosca Mondadori, raccontando della sua casa editrice, che nasce con quattro libri d'arte realizzati con tecniche artigianali. Coediti con Ram radioartemobile web radio, raccolgono contributi di artisti come Ermanno Olmi, Gianna Nannini, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Getulio Alviani. «Volevo sintetizzare il lavoro editoriale e quello sociale svolto negli ultimi anni - continua Mosca Mondadori - in un’unica realtà d'impresa che facendo cultura generasse anche un profitto capace di trasformarsi poi in solidarietà. Mediolanum ci ha aiutato in questa fase iniziale e infatti parte del ricavato della vendita dei primi titoli, dopo che essere stati esposti in diversi musei del mondo, andrà anche alla fondazione omonima della banca.

Occorre che economia e umanesimo ristabiliscano un rapporto: per tale ragione giovedì, giorno di inaugurazione della casa editrice, porteremo simbolicamente artisti come Ennio Morricone o Paolo Maurensig all'interno della Borsa».

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