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Carburanti, nel 2026 cambiano le accise: ecco cosa succede ai prezzi

Il prezzo di diesel e benzina è ai minimi dal 2022: ecco cosa è successo nel 2025 e le previsioni sull'andamento dei carburanti a partire dal prossimo mese di gennaio

Carburanti, nel 2026 cambiano le accise: ecco cosa succede ai prezzi
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L'ottima notizia per i consumatori è che da tre anni a questa parte, quindi dal 2022, il prezzo dei carburanti si trova ai minimi. Da gennaio 2026, poi, ci sarà una "forbice" più ristretta tra diesel e benzina con il gasolio che costerà 3 centesimi in più a causa dell'allineamento sulle accise.

Benzina e diesel nel 2025

La notizia è stata resa nota dl presidente dell'Unem, Gianni Murano, che ha illustrato qual è lo scenario nazionale nel "Preconsuntivo energia e mobilità 2025". Nel dettaglio, quindi, nel 2025 il prezzo medio della benzina in Italia è stato di 1,733 euro al litro a differenza del gasolio che mediamente è costato 1,652 euro al litro, in pratica 8-9 centesimi in meno rispetto al 2024. Come anticipato, da gennaio 2026 le differenze saranno ridotte ma è importante capire come è andato il 2025 che sta per concludersi.

I numeri dell'anno che sta per finire

I numeri del Preconsuntivo parlano chiaro: nel 2025 la domanda di energia italiana è rimasta pressoché invariata per un totale di 142,1 Mtep (-0,3%) mentre le emissioni di CO2 sono scese del 13% rispetto al 2021. Il petrolio è ancora una volta in testa alla classifica come prima fonte di energia (peso 37%), subito dietro il gas (36,5%). Non ci sono buone notizie per le energie rinnovabili in calo dello -0,9% a causa della contrazione della produzione idroelettrica (-20%). Dal canto loro, i consumi petroliferi segnano un -2,8% a causa del crollo della petrolchimica (-37%, -1 milione di tonnellate).

Sono cresciuti, invece, i prodotti per la mobilità con il +3,8% della benzina e il +2,2% del jet fue: soffre il bunker marina (-15%, 400.000 tonnellate in meno) a causa dei consumi ridotti e dei porti italiani poco competitivi. L'Africa resta il maggiore apportatore di petrolio sulle importazioni (42%), con le "new entry" di Niger e Senegal per un totale di 14 Paesi su 31 complessivi.

Le previsioni per il 2026

L'offerta petrolifera mondiale, secondo quanto spiegato da Murano, mette in luce che gli Stati Uniti rimangono saldamente in testa con il ruolo di primo produttore (21 milioni b/g). Nonostante le sanzioni, la Russia si è mantenuta sui livelli produttivi e di export storici con circa 10 milioni di barili al giorno. "Le previsioni per il 2026 confermano questa tendenza: la domanda mondiale di petrolio è attesa salire fino a 105,5 milioni b/g, con un ulteriore incremento di 1 milione, per il 98% concentrato ancora nei Paesi non-Ocse", spiega Unem.

"Non solo a livello mondiale ma anche europeo, si tratta di valori molto simili a quelli dello scorso anno e non troppo lontani nemmeno da quelli di venti anni fa, a riprova di come il percorso di transizione sia più lento di quanto spesso venga rappresentato nel dibattito pubblico".

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