Come accade spesso a fine anno, i lavoratori trovano in busta paga dei giorni di ferie non godute e il timore è quello, nel caso in cui non si riesca a beneficiarne entro il 31 dicembre, di perderle. Non è infatti inusuale che il titolare, a causa di impegni e carichi di lavoro, non abbia la possibilità di concederle nel corso delle festività natalizie, a parte i giorni di stop previsti dal calendario, o che, pur facendolo, non riesca a farle smaltire interamente. Cosa accade allora in questi casi?
Innanzitutto bisogna sottolineare il fatto che le ferie arretrate, non solo quelle maturate nel 2025, non si perdono, ma anche che ciò non significa di conseguenza monetizzare l'ammanco dei giorni non goduti nella prima busta paga del nuovo anno. E questo perché le ferie sono considerate un diritto di primaria importanza e fondamentali per favorire il recupero psicofisico dei lavoratori, per cui è dovere dell'azienda quello di garantirlo trovando un equilibrio tra le necessità lavorative e la tutela del riposo del dipendente:"Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi", sancisce infatti l'articolo 36 della Costituzione.
Ma come è organizzata questa gestione? Come previsto dal D.Lgs.213/2004, il lavoratore "ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane. Tale periodo, salvo quanto previsto dalla contrattazione collettiva o dalla specifica disciplina riferita alle categorie di cui all'articolo 2, comma 2, va goduto per almeno due settimane, consecutive in caso di richiesta del lavoratore, nel corso dell'anno di maturazione e, per le restanti due settimane, nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione". Riferendosi all'anno in corso, ciò significa che per le ferie maturate nel 2025 i dipendenti dovranno aver sfruttato almeno due settimane di riposo entro il 31 dicembre, mentre le restanti potranno essere godute al più entro il prossimo 30 giugno 2027.
Nessun rischio di perderle, quindi, ma anche nessun diritto a monetizzare i giorni residui, dal momento che, a differenza dei permessi, a gennaio dell'anno successivo non vengono pagate in busta paga, indipendentemente dalla volontà del lavoratore. Le ferie residue non scompaiono nel nulla, ed è possibile fruirne in ogni momento: è il datore di lavoro a dover monitorare con attenzione i tempi, dal momento che nel caso in cui dovesse superare i 18 mesi previsti dalle norme vigenti può pagarne le conseguenze, versando i contributi al dipendente come se fossero state godute, ed eventualmente andando incontro a una sanzione amministrativa compresa tra 120 e 5.400 euro.
Quindi, qualora vi fossero ancora giorni residui dal 2024, il termine scatta il 30 giugno 2026.Le ferie residue, invece, vengono pagate qualora si interrompa il rapporto di lavoro, quando il titolare ha l'obbligo di retribuire come lavorativo ogni giorno di ferie non goduto dall'ex dipendente.