Tasse, ecco come funziona la ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto è applicata dal sostituto di imposta sia ai lavoratori autonomi sia a quelli dipendenti. Gli importi detratti vengono versati alle autorità fiscali secondo aliquote che variano e spetta al sostituto versare il dovuto all’erario. Ecco cosa sapere e perché è opportuno fare un controllo saltuario

Tasse, ecco come funziona la ritenuta d’acconto
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La ritenuta d’acconto è un importo dedotto al momento del pagamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e dei professionisti. Tale somma va quindi versata all’erario dal sostituto di imposta, ossia il soggetto che applica la ritenuta.

Le percentuali trattenute variano anche in base a parametri anagrafici e a seconda del tipo di collaborazione. Il fatto che venga applicata la ritenuta d’acconto non coincide però con il fatto che gli importi dedotti vengano puntualmente versati al fisco, motivo per il quale ogni singolo lavoratore dovrebbe – di tanto in tanto almeno – fare le dovute verifiche.

Cos’è la ritenuta d’acconto

È una trattenuta di ordine fiscale che viene applicata dal sostituto di imposta per conto delle autorità fiscali. Un esempio di ritenuta di acconto classico è quello applicato alle fatture di un professionista laddove il cliente trattiene un importo della fattura medesima e lo gira al fisco. Per dare una misura leggibile, a fronte di una fattura da 100 euro che un falegname ha inviato a un cliente, quest’ultimo pagherà 80 euro al professionista e 20 euro li verserà al fisco.

In parole più semplici, chi eroga reddito (chi paga una fattura o un dipendente) paga parte delle imposte del fornitore. È una misura introdotta con il decreto del Presidente della Repubblica 600/1973 e pensata per ridurre l’evasione nel mondo dei lavoratori autonomi.

Gli obiettivi della ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto si prefigge lo scopo di alleggerire l’impegno del contribuente, infatti, invece di richiedergli un pagamento unico, il fisco gli dà modo di suddividere il carico fiscale in più parti. Questo vale tanto per le persone fisiche quanto per le aziende. In quest’ottica gli obiettivi sono principalmente due:

Vige in diversi ambiti, tant’è che nel contesto del lavoro dipendente è il datore di lavoro che diventa sostituto di imposta e, parallelamente, possono essere sostituti d’imposta anche i clienti di professionisti e imprese. La ritenuta di imposta si applica anche in ambito finanziario sui redditi da capitali, tant’è che gli interessi su titoli e obbligazioni vengono distribuiti già al netto della ritenuta.

La ritenuta d’acconto non corrisponde alle imposte dovute ma soltanto a una parte di queste.

Quando si applica la ritenuta d’acconto

È materia vasta che copre molti contesti e un approfondimento si rende necessario. La ritenuta d’acconto si applica ai compensi che sono riconducibili a:

  • redditi da lavoro dipendente (e quelli assimilabili)
  • compensi dei lavoratori autonomi
  • provvigioni per prestazioni anche occasionali
  • interessi e guadagni da obbligazioni, titoli assimilabili e cambiali finanziarie
  • premi da vincite di vario genere (come da articolo 23 del già citato decreto del Presidente della Repubblica 600/1973.

Questi sono i più comuni tra i tanti contesti in cui il sostituto d’imposta si interfaccia tra il contribuente e l’erario. La sostituzione di imposta non si applica ai compensi che non raggiungono i 25,82 euro e per quelli pagati da enti che non esercitano attività commerciali.

Le aliquote della ritenuta d’acconto

Non c’è soltanto una ritenuta, quindi una percentuale immutabile, così come non c’è solo una base imponibile sulla quale tale percentuale viene applicata. Subentrano logiche anagrafiche, commerciali e territoriali. Per esempio:

  • redditi da lavoro autonomo di soggetti residenti, ritenuta del 20% sul 100% dell’importo corrisposto
  • redditi da lavoro autonomo di soggetti non residenti, ritenuta del 30% sul 100% dell’importo corrisposto
  • compensi per prestazioni di lavoro autonomo (anche occasionale), ritenuta del 20% sul 100% dell’importo corrisposto
  • compensi per diritti d’autore per persone di età inferiore ai 35 anni, ritenuta del 20% sul 60% dell’importo corrisposto
  • compensi per diritti d’autore per persone di età superiore ai 35 anni, ritenuta del 20% sul 75% dell’importo corrisposto
  • partecipazione agli utili dei soci o promotori di un’azienda, ritenuta del 20% sul 100% dell’importo corrisposto

Chi trattiene e chi versa le ritenute

La ritenuta di acconto si applica ai compensi dovuti per retribuire i dipendenti e per saldare le prestazioni da lavoro autonomo.

È il sostituto di imposta – ossia chi versa le retribuzioni – a farsi carico di versare il dovuto al fisco, normalmente entro il sedicesimo giorno del mese seguente a quello in cui il lavoratore è stato pagato. Il versamento viene effettuato mediante il Modello F24 usando il codice tributo 1040.

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