
Un taglio d’imposta per premiare chi scommette su innovazione e posti di lavoro. Con il decreto attuativo appena varato, entra in vigore l’Ires “premiale”, la misura che riduce dal 24 al 20 per cento l’aliquota per le imprese che nel 2025 destineranno una parte consistente degli utili a riserve non distribuibili, reinvestiranno in beni produttivi ad alto contenuto tecnologico e amplieranno la propria forza lavoro a tempo indeterminato.
Il provvedimento, previsto dalla Legge di Bilancio, ha carattere sperimentale ma punta a diventare permanente. Secondo le stime del Ministero dell’Economia, la nuova agevolazione potrebbe spingere investimenti per 11 miliardi di euro nel biennio 2025-2026, coinvolgere 18mila aziende e generare fino a 109mila nuovi contratti stabili. «Chi più investe e assume, meno paga», ha ribadito il viceministro Maurizio Leo, presentando il decreto come frutto di un confronto serrato con il mondo produttivo.
La riduzione fiscale non sarà automatica: le imprese dovranno dimostrare di aver mantenuto i livelli occupazionali degli ultimi anni, aumentandoli nel 2025, e di aver orientato le risorse verso l’ammodernamento del parco macchine e degli impianti. Sarà inoltre limitato il ricorso alla cassa integrazione, consentita solo per cause eccezionali.
Per coprire il minor gettito, il governo ha previsto un contributo aggiuntivo da parte di banche e assicurazioni, per circa 400 milioni di euro. Alcuni analisti mettono in guardia sul rischio che i vincoli e la complessità delle procedure possano frenare l’adesione, specie tra le Pmi.
Ma l’esecutivo scommette sul contrario: se la misura funzionerà, l’Ires agevolata potrà diventare un pilastro stabile della politica industriale italiana, capace di coniugare competitività, crescita e nuova occupazione.