
Si tratta di uno dei tempi più dibattuti e divisivi, visti i costi proibitivi che comporta effettuare un'operazione del genere: ecco cosa c'è da sapere prima di pensare di riscattare gli anni della propria laurea. Il tema è emerso con forza negli ultimi giorni a causa del fatto che è in fase di discussione una proposta mirata a ridurre ulteriormente i costi e rendere la procedura accessibile a una più ampia platea di contribuenti.
Di cosa si tratta
Quando si parla di riscatto della laurea, ci si riferisce a quella modalità che consente di recuperare gli anni del proprio corso di studi accademico così da poterli utilizzare a fini pensionistici: ovviamente ciò è possibile farlo solo qualora si sia arrivati fino al conseguimento del titolo ed esclusivamente per gli anni effettivi previsti dal punto di vista istituzionale (quindi esclusi tutti quelli eventualmente da "fuori corso"). Se si volesse attivare la procedura, si dovrebbe prima presentare istanza all'Inps e, una volta accolta, successivamente versare l'onere di riscatto, calcolato in base a precisi parametri.
Chiaramente è possibile sia pagare in un'unica soluzione che suddividere il totale dovuto in rate, fino a 120 mensili non gravate da alcun interesse: estinto il conto, gli anni della laurea "regolare" diventano a tutti gli effetti validi dal punto di vista contributivo. Ciò significa che contribuiscono sia al raggiungimento dei requisiti per la pensione che per il computo dell'assegno mensile. Rientrano nell'annovero non solo le lauree triennali, magistrali o specialistiche inerenti il nuovo ordinamento, ma ovviamente anche quelle del vecchio ordinamento, i dottorati, i diplomi universitari e i diplomi di specializzazione post-lauream: per quanto concerne eventuali titoli conseguiti all'estero, sono riscattabili solo gli anni di quelli riconosciuti dal punto di vista legale nel nostro Paese.
Costi del riscatto
Come detto, a determinare il prezzo incidono una serie di parametri, a partire dal tipo di riscatto richiesto all'Inps (ordinario/agevolato), fino ad arrivare al reddito e al periodo degli anni accademici di riferimento, nonché alla situazione reddituale/lavorativa del soggetto al momento della presentazione dell'istanza.
Se si parla di periodi pre-1996, quando era in vigore il sistema retributivo, si attua il metodo della "riserva matematica", in genere complesso, molto oneroso e poco conveniente, dal momento che si parla di decine di migliaia di euro. Per il periodo successivo al 1996 si applica il "metodo percentuale", che prende come riferimento l'ultima retribuzione imponibile applicandovi l'aliquota del 33%: anche in questo caso i costi sono proibitivi, se si pensa che un lavoratore che percepisce 30mila euro lordi l'anno dovrebbe versare 40mila euro per riscattare 4 anni.
Qualora la domanda di riscatto venisse fatta da un inoccupato, l'aliquota del 33% verrebbe applicata sul reddito minimo della "Gestione artigiani e commercianti", ad oggi pari a 18.555 euro: ciò significa che riscattare un anno costerebbe 6.123 euro (24.500 euro circa per una laurea di 4 anni). Facendo un ragionamento del genere, il riscatto ordinario è più conveniente prima di trovare eventualmente un'occupazione, anche se si parla comunque di cifre importanti, nonostante la possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% della spesa sostenuta.
Riscatto agevolato
Introdotto nel 2019, esso prevede l'applicazione dell'aliquota del 33% al reddito minimo previsto per gli artigiani e commercianti (nel 2025 18.555 euro), esattamente come accade per la formula ordinaria nel caso in cui sia richiesta da inoccupati. Come illustrato in precedenza, ciò significa dover versare 6.123 euro per ciascun anno da riscattare. Vi sono ovviamente delle differenze di cui tener conto, cioè:
- la misura vale solo per il periodo contributivo (ovvero dal 1° gennaio 1996);
- non si ha diritto alla detrazione del 50% Irpef;
- essendo il costo più ridotto, altrettanto sarà il peso degli anni riscattati sull'assegno pensionistico rispetto alla formula ordoinaria della misura.
Per chi è un vantaggio?
Il riscatto conviene essenzialmente in due circostanze, ovvero
- ai contribuenti che necessitano di raggiungere il prima possibile i requisiti per arrivare alla pensione anticipata;
- ai neolaureati ancora inoccupati a inizio carriera.
Non è vantaggioso, al contrario, per coloro i quali sono già vicini alla pensione di vecchiaia, dal momento che accedere alla misura garantisce un impatto limitato sul totale dell'assegno pensionistico, ovvero poche decine di euro in più ciascun mese. Per beneficiare dei vantaggi del riscatto, rispetto alla cifra considerevole versata, sarebbe necessario attendere troppi anni, col rischio di andare oltre le aspettative di vita.
Nuova proposta
L'argomento è tornato in auge di recente con la proposta della senatrice di FdI Carmela Bucalo: l'idea sul tavolo è quella di scendere dagli attuali 6mila euro per anno di corso fino a 900 euro.
Un'ipotesi che nasce principamente con l'obiettivo di avvantaggiare il personale scolastico, a rischio burnout, e agevolare un ricambio occupazionale con le nuove leve. Per ora la proposta è ancora in fase di discussione.