
Per decenni i buoni fruttiferi postali hanno rappresentato l’investimento più rassicurante per le famiglie italiane. Una carta semplice, garantita dallo Stato, da conservare nei cassetti come un lascito sicuro per i figli. Ma al momento della successione, quello che sembra un patrimonio certo può trasformarsi in un campo minato. Gli eredi rischiano infatti di perdere il valore accumulato se non conoscono le regole, spesso poco intuitive, che disciplinano questi titoli.
L'importanza del tempo
Il tempo è la prima insidia. I buoni fruttiferi hanno una durata precisa e, una volta scaduti, possono essere riscossi solo entro dieci anni. Superato questo termine, il denaro confluisce in via definitiva a Cassa Depositi e Prestiti. È un dettaglio che molti ignorano, convinti che basti avere in mano il titolo per non perdere nulla. In realtà, una semplice dimenticanza può significare l’azzeramento di una forma di risparmio accumulata in decenni.
La burocrazia
C’è poi la burocrazia. Non è sufficiente presentarsi allo sportello postale con il titolo cartaceo: per il rimborso occorre fornire il certificato di morte, la dichiarazione di successione e l’atto notorio che individua gli eredi. Ogni documento mancante blocca la procedura e prolunga i tempi, con il rischio di superare i termini utili per il rimborso.
I buoni cointestati e la gestione materiale
Un capitolo delicato riguarda i buoni cointestati. Se sul titolo compare la clausola di pari facoltà di rimborso, chi sopravvive può incassare anche senza gli altri. In assenza di quella dicitura, però, l’incasso diventa complesso perché subentrano gli eredi del defunto e serve l’accordo di tutti. Non di rado questo dettaglio scatena conflitti familiari e rallenta la liquidazione dei titoli. Anche la gestione materiale del buono può giocare brutti scherzi. Smarrimenti, furti o semplicemente la conservazione in cattive condizioni possono rendere il titolo inutilizzabile. In questi casi la legge prevede la possibilità di chiedere un duplicato, ma la procedura è lenta: occorre presentare denuncia, attendere la pubblicazione di avvisi e solo dopo mesi si può ottenere un nuovo titolo. Nel frattempo il denaro resta bloccato.
Le informazioni fornite
Infine, c’è la questione delle informazioni fornite al momento della sottoscrizione. In passato, non sempre i risparmiatori ricevevano fogli illustrativi chiari con le date di scadenza. Alcuni tribunali hanno riconosciuto la responsabilità di Poste Italiane per mancanza di trasparenza, aprendo la strada a richieste di risarcimento. Ma si tratta di casi che richiedono contenziosi, tempi lunghi e incertezza sugli esiti.
Il quadro è chiaro: i buoni fruttiferi continuano a rappresentare un pilastro del risparmio popolare, ma ereditarli non è mai un processo automatico. Un documento mancante, una clausola mal compresa o la semplice distrazione di chi non controlla le scadenze possono cancellare il frutto di anni di sacrifici.