Politica

Cl chiude il Meeting e lascia fuori Prodi: «Noi? Mai a sinistra»

Fabrizio de Feo

nostro inviato a Rimini

Ogni anno è la stessa storia. Come un fiume carsico che erompe ciclicamente, da metà agosto in poi nella settimana che precede il Meeting di Rimini - che proprio ieri ha chiuso ufficialmente i battenti con un ultimo omaggio a don Giussani - sui grandi quotidiani e settimanali scatta un appuntamento fisso: il tormentone della svolta a sinistra di Comunione e Liberazione.
Lo spettro delle supposizioni fatte dai bene informati è ampio, così come l’elenco dei presunti ammiccamenti verso i leader dell’Unione. Si va dagli articoli che annunciano la volontà dei capi del movimento di attestarsi nella Terra di Mezzo della politica, di «de-berlusconizzare» Cielle tessendo una ragnatela capace di tenere insieme un fronte riformista che va da Casini a D’Alema. Ma ci sono anche i retroscena più hot, quelli che ipotizzano vere e proprie discese in campo degli storici animatori del Meeting, pronti a menare le mani nell’agone della politica.
Quest’anno il fuoco d’artificio più spettacolare è stato fatto esplodere da L’Espresso, arrivato a ipotizzare una candidatura di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, nelle liste della Margherita. Un’ipotesi liquidata dall’interessato con una battuta scherzosa rivolta ai suoi ragazzi: «Se mai dovessi fare una cosa del genere vi autorizzo a incatenarmi per insanità mentale».
La giostra delle fantasie e dei wishful thinking, ovvero di quei desideri confusi a bella posta con la realtà, non ha mai vita troppo lunga. Anzi, secondo tradizione, si ferma bruscamente negli ultimi giorni della kermesse riminese. La suspence sul riposizionamento politico del popolo di don Giussani viene spezzata dalla secca presa di posizione di uno dei leader del movimento, normalmente un’intervista che ricorda a tutti come l’alveo più naturale in cui far scorrere il pensiero (e il voto) ciellino sia quello di una forza liberale. E che, sì, Berlusconi non è perfetto ma resta l’unico che incarna davvero quella passione per la libertà dell’individuo stampata a fuoco nell’anima di Cielle.
Quest’anno la zampata anti-illazioni, l’intervista che scaccia via gli equilibrismi, le avance e le sotterranee intese descritte dai giornali, è di Giorgio Vittadini al Corriere. «Berlusconi non ha dato una svolta come la Thatcher. L’apparato ha fermato molte sue iniziative e il bipolarismo ha prodotto un sistema bloccato» lamenta il professore milanese. «Ma io non voterò mai Romano Prodi che ha definito “occupanti” i nostri soldati in Irak. La politica estera del centrosinistra mi fa spavento. Il nostro voto alla fine andrà verso la Casa delle libertà». Punto. Capitolo chiuso. E tanti saluti a chi già salutava l’inizio della mutazione genetica di Cielle e la sua traformazione in una forza di morbido stampo cattocomunista. D’altra parte già Raffaello Vignali, presidente della CdO, parlando con i suoi collaboratori nei giorni del Meeting era stato chiaro: «Noi stiamo con chi difende la libertà. E certo Berlusconi, in questo senso, ci tutela più di Bertinotti».
La scelta della continuità e il solido ancoraggio al centrodestra sono il frutto di una decisione che risale a pochi mesi fa. Era l’aprile scorso quando, all’indomani della débâcle della Cdl nelle Regionali, Giancarlo Cesana convocò una riunione di tutto lo stato maggiore del movimento. Sulla carta era il momento migliore per iscriversi al gran ballo dell’opportunismo, lanciando solidi ponti verso il centrosinistra e saltando con destrezza sul carro del vincitore. Proprio in quell’occasione, però, il discepolo prediletto di don Giussani pronunciò parole prive di ambiguità, sottolineando che lo spirito libertario di Cielle non avrebbe mai potuto accordarsi con il centrosinistra, una coalizione capace di includere tutto e il contrario di tutto. Il ragionamento di Cesana fu semplice: «Se la Cdl vince le elezioni bene. Se perde noi comunque rimaniamo un solido riferimento per tutta un’area che avrà bisogno di solidi ancoraggi». Traduzione: nel 2006 il movimento appoggerà il centrodestra con ancora maggiore decisione del 2001.

E in questi mesi si proporrà come una bussola per una coalizione, quella sì, decisamente incline agli sbandamenti.

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