Clamoroso a Roma: dopo 20 anni Totti non è più un dio

Fine di un mito? Lui lancia la maglia, i tifosi gliela ributtano. L’accusa: troppo vicino alla Sensi. E De Rossi...

Clamoroso a Roma: dopo 20 anni Totti non è più un dio

Roma In oltre venti anni di Roma un episodio del genere non l’avrebbe mai nemmeno immaginato. Eppure è successo al termine di Roma-Fiorentina di domenica sera: Francesco Totti lancia la sua ambitissima maglia in curva Sud, che incredibilmente qualcuno ributta verso di lui. Sacrilegio, la Divinità non è più intoccabile. Per carità, si parla di calcio e di una religione laica, quella del «romanismo», per la quale Totti rappresenta l’idolo indiscusso. Basta far parlare i numeri con la maglia giallorossa: 548 partite ufficiali, 233 gol segnati. «Checco» è senza ombra di dubbio il giocatore più importante della storia della Roma, ma ora una parte dell’ambiente romanista sembra storcere un po’ il naso.
L’episodio era sfuggito a tanti, ma a confermare il sorprendente affronto al Capitano è Ferdinando Mezzelani, fotoreporter che da tanti anni frequenta per lavoro lo stadio Olimpico. «Non avevo mai visto una cosa del genere - racconta Mezzelani a Radio Radio -. Totti ha lanciato la maglia in curva, qualche ragazzo se l’è contesa, poi è arrivata un’altra persona che l’ha rimandata in campo. Ora quella preziosa “reliquia” è a casa mia, l’ho regalata a mio figlio che non credeva ai suoi occhi...». Già, perché dopo una prestazione super del capitano, chiunque sia tifoso della Roma avrebbe pagato oro per avere quella casacca numero 10. Ma i tempi, evidentemente, stanno cambiando.
C’è da fare una precisazione. In discussione non è il contributo calcistico di Totti, bensì la presunta mancanza di coraggio in un momento di incertezza societaria. Così il Capitano, l’ex Pupone, il Bimbo de Oro - solo per citare alcuni degli appellativi del numero dieci giallorosso - è finito sul banco degli imputati. L’accusa? Eccesso di «aziendalismo», leggi sostegno alla Sensi di fronte a una piazza in ebollizione che la invita da tempo a cedere il club. Un’accusa alimentata dal sospetto che Totti sia interessato per l’imminente firma del nuovo contratto da 5 milioni di euro fino a 38 anni per poi vestire i panni di dirigente, contratto che ha fatto storcere il naso anche ai fedelissimi. «Io penso di essermelo guadagnato, per quello che ho dato alla Roma, difficilmente ci sarà un altro giocatore che farà altrettanto», la recente risposta di Totti per zittire gli ingrati.
Che lo hanno tirato in ballo sulle dimissioni di Spalletti: le incomprensioni, nemmeno tanto nascoste, fra il tecnico e Totti sono sembrate quasi il replay di quanto andava in scena durante l’era Capello. Il toscano, come l’attuale ct inglese che una volta gli urlò in allenamento «lavora con impegno, sei capitano sempre, non solo quando si scambiano i gagliardetti», ha criticato più di una volta il lavoro sul campo del capitano giallorosso. Da qui il sospetto che le riflessioni ad alta voce di Spalletti siano entrate in rotta di collisione con i desideri di un calciatore che invece, quando firmerà il contratto, si legherà a vita alla Roma.
Poi il presunto dualismo fra Totti e De Rossi, il Capitan Futuro che nei cuori di molti supporter sta diventando Presente («contestiamo tutti tranne te», il messaggio dei tifosi a Trigoria alla vigilia di Roma-Fiorentina), un dualismo smentito seccamente da entrambi. Infine la leggenda metropolitana del suo rifiuto di nuovi centravanti in giallorosso che gli facessero ombra. «Totti a livello calcistico è qualche cosa di straordinario, secondo me la sua posizione adesso è il più vicino possibile alla porta, penso che allontanarlo da lì sia un delitto», l’inattesa difesa di Capello in risposta al Ranieri che gli chiede di variare il suo gioco perchè «anche i sassi sanno come si muove».
E Totti con due «sassate» ha rimesso le cose a posto, Perché quando viene toccato nell’orgoglio, risponde sempre alla grande.

Domenica sera non gli era piaciuto l’atteggiamento della curva Sud che aveva «sparato» bombe carta in quantità industriale, una chiara provocazione a Rosella Sensi costretta a sborsare 15mila euro di multa. Poi quel lancio della maglia, segno di «riappacificazione» ma anche di ringraziamento dopo la vittoria. Qualcuno non ha gradito, compiendo il «sacrilegio». Lo strappo è sancito, resterà un episodio isolato?

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