Clandestini in fuga dai carruggi invadono le periferie del ponente

Nel centro storico si sta vivendo un ritorno di giovani che ormai sono il 63% dei residenti

Clandestini in fuga dai  carruggi invadono le periferie del ponente

(...) l’abbandono al quale sono lasciati - afferma Giuseppe Bertolussi, segretario della Cgia di Mestre - In Finanziaria bisogna innalzare l’Iva nell’edilizia al 20 per cento, mentre va perseguita la strada di aumentare le detrazioni Irpef, così come giustamente si è deciso, al 41 per cento».
E a questo proposito gli artigiani veneti propongono il lancio di un programma di ristrutturazioni che serva a ridare un po’ di smalto a tutti questi palazzi corrosi dal tempo. Qualche altra regione pare che lo stia facendo da anni. Infatti, dando un’occhiata alla classifica precedente, scopriamo che in Calabria gli edifici vecchi sono soltanto il 31 per cento, in Sicilia il 26,2 e in Sardegna, ma guarda un po’, il 19,4 per cento. Cioè la Sardegna ha gli edifici più moderni d’Italia.
Tornando ai problemi di casa nostra, c’è da dire che a Genova ormai da tempo il centro storico è oggetto di ristrutturazioni su ampia scala. Il Piano urbanistico comunale, che una volta si chiamava Piano regolatore generale, prevede appunto interventi nei quartieri antichi con diverse forme di finanziamento. In effetti ci sarebbe da fare tutto un discorso su quello che i genovesi definiscono «vecchio» e quanto invece classificano come «antico». In genere da noi gli edifici vengono lasciati stare fin tanto che reggono, senza mai intervenire. Negli anni ottanta, soprattutto da parte dell’ex Pci, si verificavano furiose campagne di stampa contro chi aveva la «pretesa» di ristrutturare palazzi del centro storico. La parola d’ordine era: qui non si tocca neanche un mattone. Quando, successivamente, alcuni edifici cominciarono a crollare da soli, allora qualcuno capì che l’ideologia bisognava metterla in un cassetto e lì tenerla a tempo indeterminato. Così tra il 1994 e il 2004 sono stati realizzati diversi interventi di recupero per un totale di investimenti pubblici pari a 825 milioni di euro, più 312 milioni di euro in investimenti privati. Soltanto per quanto riguarda il waterfront, cioè il porto antico, sono stati spesi 321 milioni di euro da parte pubblica e 237 milioni di euro per interventi privati.
Ma non basta, perchè prima della fine dell’anno verrà completata la seconda fase del Contratto di Quartiere 2 che attiverà altri 12 milioni di euro tra pubblico e privato.
Tra l’altro proprio di questi problemi si è parlato lunedì scorso nel convegno «Vivere e abitare nel centro storico» che si è svolto a Palazzo Ducale, moderato dall’ex parlamentare Ds Carlo Rognoni, oggi membro del Consiglio di amministrazione della Rai. All’incontro hanno partecipato Bruno Gabrielli, assessore comunale all’Urbanistica, i docenti universitari Guido Martinotti (La Bicocca di Milano), Mario Fadda (Politecnico di Milano) e gli architetti Roberto Bobbio e Paolo Rigamonti.
Tema portante del convegno era un improbabile confronto con la situazione francese. «Mi sento di escludere la possibilità di un’esplosione di violenza - ha risposto Gabrielli - La situazione del centro storico non è uguale in tutte le zone ed esistono sacche di degrado che devono essere recuperate. Le opere di miglioramento urbano e sociale, comunque, sono state fatte e continueranno ad essere portate avanti cercando di sanare le contraddizioni».
Di fatto oggi il quartiere di Prè-Molo-Maddalena è il più giovane di Genova: il suo indice di vecchiaia, rende noto il Comune, e cioè il rapporto tra anziani over 65 ogni 100 ragazzi con meno di 15 anni, è di 155,2 contro la media cittadina del 243,2. Ciò è reso possibile dal notevole flusso migratorio, ma anche dal ritorno di numerosi giovani nei vicoli. In qualche modo, è come una riscoperta. Anche se resta un buon 20 per cento di stranieri ufficialmente registrati, cui si aggiungono i vari clandestini.
Un’ulteriore prova di questa rivitalizzazione è il mercato immobiliare che nel giro di dieci anni ha triplicato o quadruplicato il valore delle case nei carruggi. Nel 1995, ad esempio, un appartamento in via San Lorenzo costava tra i 1000 e i 1500 euro al metro quadrato, mentre oggi arriva a 4000-5000 euro. Lo stesso succede in via Balbi dove c’è stato un aumento da 500 a 2000 euro a metro quadrato.
Del resto non è un caso se dal 2000 al 2004 le famiglie di una sola persona, per lo più single, sono salite al 63 per cento nei carruggi, contro una media cittadina del 40 per cento. E, mentre tornano i genovesi, gli extracomunitari se ne vanno. Infatti nel ’97 ogni 100 stranieri residenti a Genova, 29 abitavano nei vicoli. Oggi siamo a meno di 17.
Ma c’è poco da gioire, perchè questi extracomunitari stanno invece colonizzando le periferie del ponente genovese, spesso creando situazioni di ben difficile gestibilità. E il riferimento è per Sampierdarena, sempre più invasa da sudamericani. Adesso, per esempio, il Comune annuncia che entro il 2006 metterà a disposizione 500 nuovi appartamenti di edilizia popolare. Se, come tutto fa supporre, Tursi lascerà che gli immigrati prevarichino i diritti dei genovesi, allora si potrà creare una situazione potenzialmente pericolosa.

Anche perchè a scendere in piazza questa volta potrebbero essere i genovesi meno abbienti che si vedrebbero scavalcare dai nuovi arrivati. Allora la giunta comunale di sinistra raccoglierebbe i frutti che sta seminando da tempo.

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