Forse lhanno informato male i compatrioti. Oppure la colpa è sua che, in pochi mesi di residenza (clandestina) in Italia, non ha assimilato bene la lingua e la legge Bossi Fini. Fatto sta che, quando i carabinieri di Lavagna si sono trovati davanti questo ventiquattrenne di Tunisi, hanno pensato che fosse una specie di manager, per come si presentava baldanzoso e ben nutrito: «Chiedo permesso di soggiornare, prego» dice lui, appena entrato in caserma, così spavaldo e determinato (e, magari, anche un po micco). I militari dellArma, ligi alla consegna, avviano la pratica. «Dunque, vediamo. Lei è il dottor...?». «No, io no medico - fa lui -. Però a Tozeur raccoglievo datteri per sciamano del villaggio. Guarivano tutti, esclusi i morti». Il carabiniere scrive, poi gli viene un dubbio: «Mi dicesse dovè la residenza?». Risposta pronta: «Sbarcai a Pantelleria, ma poi andai in giro dItalia. Bellissima!». E la professione? «Libero pensatore».
Da ieri, comunque, un po meno libero: il tribunale di Chiavari lha condannato ai sensi della legge sugli immigrati irregolari, anche quelli che non sanno di esserlo, saltano la fila e si rivolgono direttamente ai carabinieri. Sè preso cinque mesi e dieci giorni di carcere, e successivo rimpatrio allombra dei palmizi. Ora, dietro le sbarre,il tunisino è un po meno spavaldo. E si è messo a studiare la legge e litaliano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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