Clara e Virginia: quella macabra partita con il mal di vivere

A Bolzano Anna Maria Guarnieri e Magda Mercatali portano in scena un’ottima lettura del best seller di Isabella Bossi Fedrigotti «Di buona famiglia»

Enrico Groppali

Nel 1991 Isabella Bossi Fedrigotti vinse un meritatissimo Campiello con Di buona famiglia, uno dei più bei romanzi di questi anni tormentati in cui la letteratura oscilla tra la memorialistica da biblioteca rosa e qualche cauto ammicco minimalista. La Fedrigotti invece, puntando sul complesso nodo gordiano della vita familiare dal ventennio ai nostri giorni, immerge i suoi personaggi, solo in apparenza torturati dalla maledizione di una vecchiaia senza scampo, nella terra di nessuno in cui il ricordo decade ad incubo tutt'uno allo sfaldarsi di quella limpida ragione che dovrebbe dettare le scelte nel nostro breve cammino.
Accade così che fin dal suo ironico titolo, Di buona famiglia presentandoci il dittico sconsolato di due esistenze alla deriva come quella di Clara,aggrappata ai detriti di un passato segnato dalla patetica scaramuccia dei vinti e quella della sorella Virginia, che sulla bellezza fisica ha maldestramente impostato la sua vicenda interiore, affronta senza esclusione di colpi l'enigma del male di vivere nell'arena sconsacrata di una dimora padronale dove regnano i fantasmi della dissoluzione.
Unite e insieme divise dalla figura ricorrente di un Coro nelle spoglie di una vecchia serva che scompone come una parca la rifrazione dei giorni, ognuna delle sorelle evoca il passato. La bella Virginia si è sposata mentre Clara, assorta nell'estasi di un amore perduto, scopre poco alla volta che l'uomo cui si era promessa l'aveva abbandonata per la sorella. Ma in questa casa che va in pezzi come la vita solitaria delle due recluse si agitano ombre degne di Thomas Bernhard cui questa tranche de vie complementare di amarezze e fallimenti va in parte debitrice. Quali? Forse una delazione, certo un tradimento, sicuramente un delitto (sia pure per interposta persona). E tutto si consuma senza giungere a un confronto risolutivo mentre cade la neve nell'interno spaiato disegnato da Nanà Cecchi costellato, come in un Cechov periferico, da un tappeto di foglie morte.


Cristina Pezzoli, con la grazia sottile che le conosciamo, ha animato di macabre suggestioni in punta di penna questo desolato teatro della memoria cui una grande Magda Mercatali, all'apice del suo talento, ha conferito uno straniato furore mentre la Guarnieri, che tanto abbiamo ammirato nei suoi Goldoni e Cechov d'antan, si abbandona a un'enfasi di maniera che lascia alla deriva quello che avrebbe potuto essere un suo grande personaggio.

DI BUONA FAMIGLIA - di Isabella Bossi Fedrigotti Adattamento di Leonardo Franchini.Regia di Cristina Pezzoli, con Anna Maria Guarnieri e Magda Mercatali. Teatro Stabile di Bolzano, fino al 22 ottobre.

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