Roma - Sì del Senato all’introduzione della class action nell’ordinamento italiano. L’aula ha approvato con 158 sì, 40 no e 116 astenuti l’emendamento all’articolo 53 della finanziaria di Roberto Manzione e Willer Bordon (Ud) che istituisce e disciplina l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Previsto l’ampliamento della platea dei soggetti che possono avviare l’azione, rispetto alle associazioni del consiglio nazionale consumatori e utenti.
Decisivo l'errore dell'azzurro Antonione Il via libera all’emendamento che introduce la class action in Italia per un errore del senatore di Forza italia, Roberto Antonione, che ha votato insieme alla maggioranza. Se il rappresentante di Forza Italia avesse votato no, il totale dei voti fra contrari e astenuti sarebbe stato pari ai consensi ottenuti dal provvedimento, causandone quindi la bocciatura, secondo il regolamento del Senato. La proposta sulla class action è passata con 158 sì, 40 no e 116 astenuti. Quindi, se Antonione non avesse sbagliato pulsante, i sì sarebbero diventati 157 e la somma di no e astenuti avrebbe raggiunto la stessa soglia. Dai tabulati della votazione mostrati in transatlantico ai giornalisti dal sottosegretario Gianpaolo D’Andrea, risulta inoltre che erano presenti e non votanti i senatori Saporito, Dini, Turigliatto e Barbieri. Risutano inoltre astenuti il senatore a vita Giulio Andreotti e Fernando Rossi. Subito dopo il voto, dai banchi di Forza Italia i senatori azzurri si sono avvicinati ad Antonione per consolare il collega e fargli coraggio.
Lite in aula tra la Cdl e Marini I senatori della Cdl chiedono la parola sull’ordine dei lavori e di poter subemendare la nuova versione dell’emendamento di Roberto Manzione. Con il rischio di allontanare l’ok definitivo che governo e maggioranza puntano ad incassare. Il presidente del Senato, Franco Marini, dopo diversi interventi, ha invitato ad evitare "forme di ostruzionismo", ricordando l’accordo sui tempi preso ieri in capigruppo. A un certo punto Marini Marini sbotta: "Ieri abbiamo fatto un patto fra gentiluomini. Finiti i tempi c’è il dovere del voto. I tempi sono stati condivisi dai capigruppo - ha proseguito Marini - sono stati comunicati all’aula e tutti hanno il dovere di rispettare quella decisione. Ora è il momento del voto. Il ritocco è stato fatto tenedo conto del dibattito in aula. È una forma di assoluto ostruzionismo.
La decisione è stata presa; ora stiamo votando su un emenamento in discussione da tempo". Immediata la reazione stizzita di Schifani, che ha ricordato al presidente che, calendario alla mano, il voto poteva slittare a domani mattina.
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