In classe aumentano i disabili ma mancano i «prof» di sostegno

Sono 200 in più quest’anno gli alunni con handicap che dovranno essere affidati a supplenti senza titolo

Torna a salire il numero degli alunni disabili nelle scuole milanesi. «Lo scorso anno – osserva Antonio Lupacchino, dirigente dell’Usp (ufficio scolastico provinciale, l’ex provveditorato) – si era registrato un calo di 400 alunni per cui era stato richiesto l’insegnante di sostegno: ora sta cambiando la linea di tendenza, e siamo già a 200 disabili in più denunciati». L’incremento per altro sembra destinato a crescere. «Ci arrivano continue segnalazioni – dice Rita Garlaschelli, la responsabile del servizio handicap dell’Usp – e i collegi dell’Asl che devono rilasciare le certificazioni richieste dalla legge per il riconoscimento del diritto all’insegnante di sostegno continuano a lavorare». Cresce dunque il numero dei disabili nelle classi, ma non si incrementa il numero degli insegnanti di sostegno necessari. E soprattutto in questa categoria di docenti si dovrà far ricorso ancora una volta a personale precario e per di più privo di specializzazione.
Alle scuole di Milano e provincia, infatti, sono a disposizione 4500 posti per l’integrazione degli alunni disabili, ma di questi, secondo gli stessi uffici dell’Usp, almeno 2000 saranno assegnati a supplenti senza titolo. Un’anomalia grave che compromette pesantemente il processo di integrazione degli alunni. Un fatto che si registra nonostante le università milanesi in questi ultimi anni abbiano specializzato centinaia di docenti per il sostegno agli handicappati. Ma ancora una volta Milano paga lo scotto di meccanismo di reclutamento diventato intollerabile. Lo spiega bene Federico Niccoli che ha coordinato alla Bicocca questi corsi di specializzazione: «Si assiste da anni ad una migrazione a rovescio da nord a sud. A Milano, ad esempio, negli ultimi anni abbiamo (parlo con cognizione di causa avendo diretto per molti anni corsi per il conseguimento del titolo di specializzazione) diplomato migliaia di docenti di sostegno, provenienti al 75% da regioni meridionali. Il conseguimento del titolo di specializzazione, oltre ad essere un utile strumento di preparazione professionale degli insegnanti di sostegno, fornisce una chiave di accesso abbastanza rapido all’immissione in ruolo. In questo caso, all’ingresso in ruolo, apparentemente il vincolo esiste, in quanto al docente viene imposto l’obbligo di permanenza per almeno un quinquennio sul posto di sostegno. Ma, l’obbligo quinquennale è finalizzato soltanto alla tipologia del posto, non anche alla permanenza nella stessa sede. Per cui, anche il nostro può comodamente (e ancor più facilmente dell’insegnante titolare su posto comune) spostarsi nella stessa provincia e anche in altre regioni.

E succede che le specializzazioni conseguite a Milano vengono dopo un anno utilizzate al sud. Bene per il Sud! Ma, a Milano, si riproduce ogni anno l’impiego di docenti senza titolo di specializzazione con grande ed ulteriore giubilo delle famiglie degli alunni in situazione di handicap».

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