Percentuali rovesciate oltre ogni aspettativa. Proporzioni capovolte su banchi di scuola dove in classe ci saranno solo due studenti italiani su ventuno. Succede in via Paravia, istituto di frontiera a due passi da San Siro, nel quadrilatero compreso tra piazzale Selinunte, Segesta, via capecelatro e via Civitali. Un quartiere di case popolari, abitato al 40% da stranieri regolari, anziani e abusivi. Quest’anno in prima elementare la percentuale di immigrati sarà molto maggiore, sfiorando la quasi totalità degli iscritti: solo due italiani su 21. I genitori sono molto preoccupati e sono già alla ricerca di una nuova scuola. Ormai è tardi, e chi se l’aspettava: i loro bambini cominceranno le lezioni in via Paravia, ma trovata un istituto disposto ad accettarli - le classi ormai sono state formate e gli insegnati assegnati - si sposteranno.
Che le classi sarebbero state miste in quel di San Siro si sapeva, ma non con questa proporzione. Proprio per evitare situazioni del genere il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini aveva fissato un tetto al 30% degli iscritti stranieri per classe. In aprile però il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio, in accordo con il ministero, aveva concesso delle deroghe al tetto sulla base di ben precise condizioni. Su 311 scuole primarie, ben 43 avevano chiesto la possibilità di accettare un maggior numero di immigrati, ottenendola. Tre gli istituti dove la situazione era più delicata: via Paravia, appunto, che ormai da qualche anno è «famosa» per la composizione interetnica delle sezioni, via Mac Mahon e via Dolci. Qualcuno deve avere fatto il furbo, accettando molte più iscrizioni «straniere» del previsto.
Il direttore Colosio non ci sta: «Eppure nella circolare ero stato chiaro, avevo concesso la deroga al tetteo del 30% a patto che venissero rispettate precise condizioni, e appallandomi al buon senso. Dall’anno prossimo casi del genere non dovranno accadere - avverte - non ci saranno più classi ghetto, composte da soli stranieri». La conoscenza adeguata della lingua italiana era il requisiti fondamentali per poter sforare il limite del 30%. Nel documento in cui Colosio il 29 aprile scorso motivava le deroghe, infatti, si leggeva: «I bambini inseriti nelle classi prime hanno, per la maggior parte, una competenza adeguata della lingua italiana, in quanto hanno precedentemente frequentato un biennio di scuola dell’infanzia in Italia». Tutti tranquilli dunque, anche la Lega: «approviamo il lavoro di Colosio - commentava il capogruppo Matteo Salvini - l’84% delle scuola è a norma». «Una vittoria del buon senso» ribadiva Colosio, ora costretto a rivedere la sua posizione: «Così non va - promette - mai più classi di soli immigrati. Dall’anno prossimo valutaremo caso per caso se annullare la sezione, o smistrare gli alunni negli altri istituti della zona. Quest’anno ormai si va avanti così».
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