Quando Andrea Bacchetti incontrò Luciano Berio - a Salisburgo, nel 1989 - aveva dodici anni, era un enfant prodige che poi mantenne le promesse e un formidabile improvvisatore. Fu linizio di una frequentazione assidua e importante e si può dire che Bacchetti «imparò» direttamente dal compositore quella musica che fece ascoltare in concerto e ora affida a un bel disco Decca di Musica per pianoforte, omaggio a Berio due anni dopo la sua scomparsa. Si va dalla giovanile ma già importante Petite Suite neoclassica del 47 ai Six encores per piano (1960-1990). Perno del disco è la quarta di quattordici Sequenze ovvero «viaggi di esplorazione» per strumenti solisti (o per la voce di Cathy Berberian). Cè tutto Berio. La sua «golosità fonica». Il convivere di tradizione e sperimentalismo. La capacità - nel terzo degli Encores: Wasserklavier - di ricreare il mondo di Schubert (come poi in Rendering) e di Brahms. Bacchetti tiene fede con grande bravura ai dettami del maestro: «distacco, emozioni cercate e trovate nella immobilità». Anche «un tocco ironico e aggressivo». Lettura di riferimento.
Andrea Bacchetti suona musiche per pianoforte di Berio (Decca)
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