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«Clementina sta bene, siamo ottimisti»

Berlusconi ai giornalisti: «Siamo fiduciosi, stanno lavorando in molti alla liberazione della Cantoni»

Fausto Biloslavo

da Kabul

Clementina sta bene, siamo in contatto con i rapitori, restiamo ottimisti: sono le frasi distensive pronunciate ieri dal portavoce del ministero degli Interni afghano. In realtà l’ultima prova concreta che la Cantoni sia viva risale a sabato 21, come ha rivelato giorni fa il Giornale, quando un alto ufficiale delle forze di sicurezza di Kabul, principale negoziatore nel sequestro dell’italiana, ha parlato con l’ostaggio al telefono.
«Dopo la telefonata diretta, i rapitori ci hanno assicurato che Clementina sta bene», ha garantito in una conferenza stampa Lutfullah Mashal. Ma dell’audiocassetta registrata con la voce dell’ostaggio e del video che il rapitore Timor Shah voleva girare non c’è traccia. «Siamo in regolare contatto con i sequestratori - ha aggiunto Mashal - e restiamo ottimisti». Non è vero, però, come ha ribadito il portavoce governativo, che i negoziatori continuano a parlare con Timor Shah, o con altri terroristi, sul telefonino di Clementina. Da quattro giorni il suo cellulare è spento, tanto che sorge il sospetto che il governo abbia chiesto all’operatore telefonico locale di disabilitarlo per impedire che Timor Shah parli con i giornalisti. L’impressione è che la faccenda non si sblocchi, e lo stesso Mashal ammette che «i negoziati richiedono tempo».
Più ottimista il premier italiano Silvio Berlusconi, che ieri, rispondendo ai giornalisti, ha detto: «Ho sentito anche oggi il sottosegretario Letta al riguardo. Ci stiamo lavorando in molti e siamo fiduciosi».
Le autorità afghane puntano sempre più sugli anziani della tribù a cui appartiene Timor Shah e sugli esponenti religiosi della zona, che starebbero cercando di convincere il brigante a rilasciare l’ostaggio. «Qualsiasi offesa nei confronti di Clementina sarebbe una profonda vergogna per il popolo afghano», assicura Mashal, ricordando che il Consiglio degli ulema ha emesso una fatwa, un verdetto religioso, che prevede la pena di morte per chi faccia del male a uno straniero venuto in Afghanistan per aiutare, come Clementina.
Secondo il rappresentante afghano, gli italiani, dopo le polemiche degli scorsi giorni su canali paralleli di trattativa con i rapitori, avrebbero «accettato il fatto che il negoziato sia portato avanti esclusivamente dal ministero degli Interni afghano». In realtà l’ambasciata continuerebbe a mantenere aperto un canale con i sequestratori, pur essendo d’accordo di coordinarsi con gli afghani.
La famiglia Cantoni ha diffuso ieri un nuovo messaggio di ringraziamento al capo dello Stato e a tutte le autorità che si stanno adoperando per ottenere il rilascio della giovane. Attraverso il giornalista Marco Formigoni, i familiari di Clementina hanno reso pubblico il loro ringraziamento, per aver avuto modo di «constatare e apprezzare ancora una volta l’estrema e discreta vicinanza delle istituzioni». Un grazie particolare viene rivolto «al sottosegretario Letta, al ministro degli Esteri Fini, al sottosegretario Boniver, all’unità di crisi della Farnesina. Un particolare ringraziamento anche alla franchezza del generale Pollari, direttore del Sismi».
Oggi, nella provincia di Logwar, zona natia di Timor Shah, i volontari di Care, l’organizzazione umanitaria per cui Clementina lavora, vorrebbero distribuire i manifesti che chiedono la liberazione di Clementina e informazioni sulla sua sorte. Due settimanali afghani, Killid e Mursal, hanno pubblicato sull’ultima di copertina un poster di Clementina con un appello ad aiutarla. Ma con l’avvicinarsi delle elezioni parlamentari di settembre le condizioni di sicurezza rischiano di peggiorare. L’intelligence continua a segnalare l’infiltrazione di almeno un terrorista kamikaze a Kabul.

Si teme che talebani e Al Qaida stiano organizzando un attentato spettacolare.

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