In un clic i colori delle Cinque Terre

L’omaggio alla bellezza della natura ligure nel libro fotografico di Francesco Baratta

Un omaggio alla bellezza, un'ipotesi di montaggio, un respiro lungo quarant'anni e raccolto adesso nei «Colori e silenzi delle Cinque Terre... e dintorni» di Francesco Baratta. Soprattutto fotografie. Scattate otto lustri fa dall'autore e composte nel testo dall'amico di sempre e appassionato fotografo Giampiero Barbieri. Estratte dalle trame di un tempo decantato, da quegli anni e da quegli occhi di Baratta giovane che insieme a Rosetta, sua moglie, s'è infilato nei risucchi di case a grappoli, pronte a buttarsi in mare senza perdere una fascia.
Foto che raccontano odori, che si specchiano negli acquerelli di Franco De Angelis, che si cercano nelle didascalie del poeta Francesco Dario Rossi, che spiccano il volo sui versi di Eugenio Montale, Giovanni Descalzo, Francesco Brusco, Angelino Contardi, Ada Felugo, Sylvana De Riva, Italo Rossi, Enrico Rovegno e Antonio Frugone. Corrispondenze e legami stretti. È il tridimensionale declinato nei cinque sensi, è l'immagine che agguanta gli occhi e incanta l'anima. Estetica e società. Abitudini e sogni. Le attese dell'arte nei suoi strumenti che si annusano in quelle Cinque Terre di «vita sospesa sulle fronde».
Baratta ferma gli angoli, le facce assorte, la luce che incrocia l'agave e si culla nel cesto d'uva scandalosamente turgida. Baratta guarda indietro a quegli angoli. Amicizie, e lo spazio saturo per la parola che ha accesso solo se si fa poesia. Le prefazioni di Goffredo Feretto e Graziella Corsinovi schizzano l'andamento di un libro che vuole empatia. Ferretto parla di un «lungo momento d'intensa serenità». È l'amico che si sorprende di fronte al fotografo-poeta Baratta, che apre il libro con una citazione di Ismail Matter: «I ricordi sono come uova d'uccello nel nido: l'anima li riscalda per lunghi anni e d'un tratto essi rompono il guscio disordinatamente, inesorabilmente». Ma Baratta ha dalla sua la distanza, per disporli lievi e cadenzarli, senza fretta. Ha dalla sua le indicazioni del fotografo Cesare Ferrari, che «possedeva l'esperienza di chi ha speso la vita alla ricerca del bello». Poi il cassetto che si apre, le foto ingiallite e mai sepolte. Il guizzo di quelle terre dure e feconde, tra sole e salsedine. Che oggi sono Parco ma restano di quegli uomini e donne che nelle case a grappoli ci sono rimasti dentro. Che giocano alla tipicità perché gli salva la pelle e ne conferma l'identità. Otto lustri, 40 anni in tutto. Non sembra. Tratti e caratteri dei borghi tra Punta Mesco e Capo Montenero. Pennellate di rimandi e il bisogno di provare ancora meraviglia. «Resto alla riva e i sogni/ traditi si rinnovano... la mia scorza marina/ottusa di silenzi impenetrati/e il mio migrar s'arresta/fatto terreno e antico».

Baratta si puntella sui versi di «Gioanin» Descalzo, l'amato poeta sestrino che ben ha conosciuto e frequentato perché amico del padre. Rimandi e ritorni. Del bello filtrato al di là del tempo.
«Colori e silenzi delle Cinque Terre…e dintorni» di Francesco Baratta, Fratelli Frilli Editori, 138 pagine, 18 euro.

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