Il cliente fa anche da cassiera

(...) alcuni dei punti di pagamento sono stati attrezzati per fare a meno della cassiera. Così anche la Coop risparmia sul personale. Tanto la Coop sei tu e la cassiera non serve più. Dopo mi sono informata: dicono che sia per favorire il cliente, per fare prima. Storie. Lo dicevano anche per le schede prepagate che hanno tolto gli addetti ai caselli, ma fu una questione di taglio di stipendi. Adesso lo chiamano «self-check out». E qui viene il bello. La prima volta, bisogna essere onesti nel dirlo, non è facile. Intanto una signora addetta alla supervisione delle operazioni delle varie casse automatiche vi sorveglia da lontano. Voi, alle prese con un carrello pieno di provviste, maledite il momento in cui avete deciso di fare il grosso della spesa proprio quella mattina. Poi, siccome non ci si perde mai d’animo, cominciate con il prendere in mano un pacco di pasta. Siete davanti a uno schermo touch screen che vi invita a far leggere il prodotto tramite il codice a barre. Vi rigirate la pasta in mano cercando il benedetto codice. Fatto. Un bip vi informa che il primo passo è compiuto e sul display leggete il nome del prodotto e il prezzo. Poi mentre tentennate un momento illudendovi che il peggio sia passato, compare la scritta minacciosa: «operazione terminata». Non sia mai detto, ci riprovate con la scatola dei pelati, che però non passa... Vi guardate intorno implorando aiuto, e tentando di non sembrare del tutto Fantozzi. L’addetta, gentilmente, a quel punto interviene come se riprendesse una scolaretta. «Deve posare la pasta sul tapis roulant», spiega. Detto fatto, il rullo riparte. È un attimo, passa ancora il sacchettino della salumeria e poi si blocca di nuovo tutto. «La bambina non deve toccare il rullo», comunica senza sorridere la gentile signora Coop, mentre la piccola peste, lei sì, se la ride. L’aria condizionata, normalmente piacevole, comincia a non sentirsi più, mentre sale l’agitazione. Lo scontrino si allunga mentre qualcos’altro si blocca in fondo dove c’è un ingorgo di banane, olio extravergine e un magapacco di brioche che ha fatto incastrare il rullo. «Arriveremo in fondo al carrello?» pensate, mentre vi viene in mente il negozietto sotto casa, dove magari sarà tutto un filo più caro, ma la padrona vi mette anche la spesa nel sacchetto e se occorre ve la porge dalla porta di casa. Alla fine ci avete messo un quarto d’ora a riempire il carrello e venti minuti a vuotarlo. Volete dei sacchetti? Vi chiede, muta, la macchina. Sì, e schiacchiate un numero a caso tra uno e tre - i primi della schermata - quando in realtà ad occhio ce ne vorrebbero almeno cinque. In fondo vi aspetta una montagna di spesa accatastata alla meglio che deve essere riposta nei sacchetti. Ormai quasi in preda al panico, visto che intanto ci sono altri che attendono il turno, ributtate tutto dentro il carrello a vanvera, non prima di aver pagato con il bancomat. La signora addetta all’assistenza, infine, prende lo scontrino del pagamento e lo inserisce dentro l’ennesima fessura. È finita. Adesso lo sapete. Dopo il bancomat, il telepass e le varie schede il futuro anche al supermercato è il self-service.

Molti nomi della grande distribuzione (anche italiani o attivi in Italia, come Auchan e Bennet oltre alla Coop) abbinano alla disponibilità dei cosiddetti sistemi «self-check out» soluzioni di self scanning, dotando cioè i consumatori di apposito palmare con lettore di codici a barre, al fine di ridurre i tempi delle operazioni di pagamento, dicono loro. Gli esperti dicono che le soluzioni self-service siano destinate solo a crescere. Sarà. Ma a mia nonna lo dite voi.

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