Marta Bravi
«Sono quelle idee che vengono la mattina alle 5». Alle 5 cioè quando arriva lAmsa e ti devi alzare in fretta, prendere le tue cose e spostarti un po più in là. Un risveglio, quello di Angelo e dei suoi compagni (di strada) diverso da quello dei milanesi, che a quellora dormono al caldo tra le coperte. Una di queste gelide mattine Angelo, 70 anni, clochard, ha avuto unidea. «Organizzare una mostra darte con le tele di altri clochard, quattro per lesattezza, e lanciare una sfida, un grido alla città: «Anche noi siamo capaci di fare qualcosa di buono».
Con questa idea in testa Angelo Starinieri, che si è lasciato alle spalle una vita da manager, una casa, una moglie e due figli, è andato a Palazzo Marino per incontrare lassessore alle politiche sociali, Mariolina Moioli, e lassessore alla cultura Vittorio Sgarbi e proporre la mostra. «Da chi potevano andare - dice Sgarbi - se non da un vero pazzo come me? La sorpresa per la loro offerta, così semplice e così articolata è tale che non poteva mancare un riconoscimento». Così lassessorato alla Cultura ha patrocinato la mostra, mentre lassessorato alle politiche sociali aiuterà i clochard a comprare il camper. «Il camper - spiega Kari, 51 anni, finlandese, a Milano dal 1996, ci serve come magazzino di giorno, per mettere al sicuro sacco a pelo, coperte e cartoni, pesanti da portarsi in giro di giorno, per cucinare pasti e bevande calde da distribuire agli altri, per ricoverare chi fosse malato». Non certo per dormire, i clochard scelgono la strada. «Cè un destino che bisogna onorare» spiega Angelo riferendosi alla sua scelta di vita. «Molti di loro, infatti - spiega Mariolina Moioli - scelgono di non utilizzare i servizi del Comune - abbiamo messo a disposizione 800 posti letto nella scuola di via Saponaro e ne stiamo ristrutturando altre con laiuto di Caritas e dellopera San Francesco».
Secondo obiettivo della mostra, infatti, è vendere le opere per acquistare un camper per tutta la comunità di barboni che dorme sotto le pensiline della stazione di Cadorna. «La capanna indiana» lha soprannominata uno stizzito Sgarbi che non ha certo perso loccasione per dire la sua sulla piazza: «Un luogo brutto, sbagliato dovuto a un architetto molto ricco e indiscusso. Non è lAgo e filo - specifica lassessore - lelemento di maggior disturbo, ma il porticato, che sfigura la piazza, che ha perso la sua configurazione originaria. Nel luogo che guardo con maggior dispetto, però, mi sono trovato a presentare dipinti di persone che animano questo spazio con creazioni che sono prova della loro libertà».
I quadri, trentacinque per cinque artisti, sono appoggiati a cartoni («bello lallestimento» ha commentato Sgarbi).
CLOCHARD in mostra solo per 2884 minuti
A Cadorna cinque barboni escono allo scoperto con i loro quadri per dire «anche noi sappiamo fare qualcosa di buono»
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.