Coccia di Morto, la pineta torna in pericolo

Da una parte la salvaguardia di un’oasi naturale, dall’altra quella della sicurezza e della salute dei cittadini. Su un fronte la difesa a oltranza dello status quo, su quello opposto le ragioni di chi afferma di non avere scelta. La pineta Coccia di Morto, sito boscoso di 150 ettari che sorge accanto all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, è diventata il terreno di una decennale partita a scacchi tra l’Ente nazionale per l’aviazioni civile, che per documentate questioni tecniche ha previsto l’abbattimento di circa 450 alberi, e gli ambientalisti, i quali non solo hanno osteggiato con forza quest’operazione, ma sono riusciti a differirla fino alla giornata di ieri.
È infatti appena scaduta la sospensiva del Tar decisa in seguito all’ennesimo ricorso presentato dall’ente proprietario dell’area, la Micenus, che contesta una serie di irregolarità nelle procedure propedeutiche all’abbattimento, riscontrate anzitutto nella Conferenza dei servizi convocata allo scopo il 29 luglio del 1999. «Dovrebbe essere ripetuta - fa sapere la società tramite un suo portavoce - mancavano interlocutori importanti, uno su tutti la Regione Lazio. Le alternative ci sono e distruggere quei pini ci sembra uno scempio non necessario».
Anche l’Enac è intenzionata a far valere le sue ragioni e, tramite il presidente Vito Riggio, promette di «andare avanti, forte di una sentenza del Consiglio di Stato». «È giusto difendere gli alberi - spiega Riggio al Giornale - ma lo è di meno quando ciò va a scapito delle persone. La pineta rappresenta un ostacolo, costringe i piloti a effettuare manovre difficili e a staccarsi prima da terra». Per evitare pericoli, circa 70 voli al giorno verrebbero dunque fatti decollare su un’altra pista che punta verso il centro cittadino e non verso il mare. Il rischio, secondo fonti aeroportuali, è quello di creare alla lunga una «Ciampino in piccolo», con annessi disagi per i suoi abitanti, specie ora che Fiumicino sta vivendo una fase di rilancio internazionale. La posizione dell’ente è condivisa anche del sindaco Mario Canapini: «Questo intervento, a fronte del quale sono previste ripiantumazioni notevolmente superiori di essenze arboree - ha ricordato in più di una circostanza - ridurrà fortemente il rumore e il rischio di caduta di aerei sull’abitato».
Eppure, a detta della Micenus, sono i cittadini stessi a contestare una simile interpretazione dei fatti e a voler mantenere intatto il polmone verde dietro le loro case. Privo di fondamento per la società sarebbe anche ogni paragone con Ciampino, «dove gli edifici sono stati costruiti dopo, mentre quando sono iniziati i lavori dell’aeroporto di Fiumicino la pineta c’era già». Un modo elegante questo per dire che qualcuno ci avrebbe dovuto pensare prima.


Decisivo, in un senso o nell’altro, potrebbe essere a questo punto l’intervento del ministro dei Trasporti Bianchi, che chiamato in causa a novembre durante il question time della Camera, ha chiesto un po’ di tempo «per valutare le possibili soluzioni». Sono passati due mesi ma su quel fronte tutto tace e, a conti fatti, una sola cosa sembra essere certa: la partita a scacchi durerà ancora a lungo.

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