Codacons, il «cane da guardia» che fa accordi con Autostrade

Finalmente una buona notizia per l’automobilista, sempre più assediato (e mazziato) da etilometri, semafori pazzi e petrolio alle stelle. «Grazie all’accordo di Telepass Spa con il Codacons, tutti i clienti Telepass Premium possono iscriversi gratis per un anno alla più nota associazione dei consumatori». La notiziona sta arrivando in questi giorni sotto forma di accattivante e-mail a tutti i fortunati abbonati Telepass Premium; e chissà in quanti hanno subito seguito passo passo le istruzioni e sono entrati a far parte del Codacons, per un anno, completamente gratis.
Cosa vuol dire entrare in Codacons? Non si capisce bene. Il servizio presentato nella mail è: «puoi avere un consiglio gratis dallo staff dei consulenti Codacons tramite e-mail 24 ore su 24». Mica male. Ma chi si vede già alla tastiera a chiedere consulenza per ogni problema legato a bollette e garanzie si calmi: in realtà - ma di questo nella mail si tace - i «consigli» potranno essere solo uno al mese. Massimo 12 all’anno. Comunque meglio di niente, visto che il tutto viene via con un solo misero euro (quale euro, non era tutto gratis?). L’euro che serve per attivare il servizio «Codacons Sms» (senza il quale niente consigli), un servizio che permette di ricevere «un sms testuale con informazioni sulla storia del Codacons». Però che utilità. Ma comunque sempre meglio dei costi da messaggeria erotica del «Numero Unico Codacons», un «892» che alla cifra di 1,80 euro al minuto (solo da rete fissa, dal cellulare si arriva a spenderne 2,57) ti permette di parlare con una segretaria per fissare un appuntamento.
Ma il punto in fondo è un altro. Come mai il Codacons va a braccetto con Telepass, società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Autostrade per l’Italia? Come mai per anni abbiamo visto Rienzi e soci scagliarsi contro i disservizi autostradali, mentre ora si passano vicendevolmente i contatti dei clienti? Il caso ricorda molto il «protocollo d’intesa» siglato dalle associazioni dei consumatori con l’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), secondo il quale i colossi delle assicurazioni pagavano formazione e strumenti ai conciliatori delle associazioni che poi avrebbero rappresentato gli ignari consumatori nelle controversie contro le stesse assicurazioni.
Probabilmente il succo è lo stesso: riempire l’etere e il web di dichiarazioni e annunci, senza che poi questi abbiano o meno alcun effetto benefico per i consumatori. L’importante è finire sui giornali.

Come quando il Codacons chiese venti miliardi di euro allo Stato come risarcimento per la pubblicazione nel 2008 dei redditi degli italiani. Non si sono chiesti prima a chi li prenderebbe lo Stato, in caso di condanna, questi venti miliardi?

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