«Il codice Di Pietro frena la Pedemontana»

L’Ad: «D’accordo la trasparenza ma quel malloppo di regole fa saltare le scadenze»

Gianandrea Zagato

Giuliano Asperti non brinda al Cipe. C’è da capirlo. «Ci sono voluti sette mesi per quella delibera già approvata lo scorso marzo, riscrivendo tre-paragrafi-tre di quella del luglio 2005. Totale 14 mesi» confida l’ad di Pedemontana e Tem. «Comunque, ben venga, anche se dopo duecento e passa giorni d’attesa: questa delibera è atto fondamentale per procedere su Pedemontana. Significa che si può correre: consente all’Anas di stipulare la nuova convenzione, indire la gara per il progetto definitivo, la conferenza dei servizi e via dicendo. Poi, ci sono il progetto esecutivo, l’approvazione e gli espropri. Tempi? Cinque anni e via ai lavori per altri cinque anni».
Scusi, ingegnere Asperti, non le sembra, diciamo, strano quel Paese che impiega dieci anni per avere un’autostrada dopo trent’anni e più d’attesa?
«I trenta di attesa sì. Quelli per i progetti e per i lavori non mi spaventano. Servono per fare le cose per bene e secondo legge, come questa infrastruttura richiede. Quello che temo sono piuttosto gli annunci propagandistici, quella “minaccia” continua della politica che troppo spesso torna sui suoi passi, mentre chiede all’impresa di rischiare».
Sul futuro autostradale lombardo pende una paurosa concentrazione di potere e di lentezza.
«È il rischio, il problema non sono i soldi. Il tema dei temi è la condizione ambientale per poter attrarre denaro».
Ad esempio?
«Il codice degli appalti in formato A4, che pesa un chilo e duecentocinquanta grammi. Sia chiaro: per fare le cose per bene e nel rispetto degli interessi dei cittadini e delle Istituzioni bisogna seguire passo passo le procedure e rispettare ogni regola di legge. Sì, non ci sono scorciatoie ma a quel malloppo di carta la Finanziaria ha aggiunto lacci e orpelli per concessioni autostradali voluti dal ministro delle Infrastrutture, che portano a un allungamento dei tempi e minano il projet financing nella sua radice. Bene la trasparenza ma se per acquistare la carta igienica per le aree di servizio è imposto un bando di gara da sottoporre ad Anas e poi alla commissione di gara del ministero, be’ il cronorologio autostradale sarà un calvario».
Vuol dire che l’accelerata impressa dal governo Berlusconi con la Legge Obiettivo viene vanificata?
«La Legge Obiettivo è stata e rimane un’ottima legge perché ha premuto l’acceleratore sulle infrastrutture: ha semplificato l’iter poiché definisce un percorso obbligatorio per fare l’opera e non discutere se farla. Inoltre semplifica le procedure. E questo, tra l’altro, ha consentito di dimezzare i tempi per Tem che tra cinque anni potrebbe essere pronta».
Dimentica che c’è un Accordo di Programma su Tem e c’è l’ipotesi formigoniana di una sorta di Anas lombarda.
«Iniziativa da guardare con favore, quella dell’accordo di Programma, se stempera l’opposizione dei sindaci. Tavolo utile se serve solo per decidere e non per discutere se decidere.

Quanto all’ipotesi perseguita dal presidente della Regione Lombardia ricordo che noi abbiamo bisogno di una sola figura di riferimento, quella del concedente unico: se bisogna rispondere un po’ a Roma e un po’ al Pirellone non se viene a capo. Non possiamo trovarci con due ordinamenti legislativi e, magari, pure con due “codici d’appalto”».

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