Codice da Vinci, Dan Brown alla sbarra per plagio

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Codice da Vinci, Dan Brown alla sbarra per plagio

Lorenzo Amuso

da Londra

Alla fine Dan Brown ha ceduto: noto per la sua proverbiale riservatezza, l'autore di uno dei più grandi bestseller della storia, Il Codice da Vinci, ieri è stato costretto a presentarsi nell'aula di un tribunale di Londra come testimone. Sotto processo, ieri, la sua casa editrice. Ma presto toccherà anche a lui comparire come imputato. L’accusa è di aver plagiato un saggio sul Graal. Ad attenderlo una folla di taccuini e telecamere nel vano tentativo di strappare un commento allo scrittore statunitense, accusato - assieme alla sua casa editrice Random House - di aver copiato la tesi di base del «Codice» da un saggio del 1982. La denuncia, presentata alla High Court londinese, porta la firma di Michael Baigent e Richard Leigh, due dei tre autori del saggio The Holy Blood and The Holy Grail («Il sangue sacro e il santo Graal»). Un volume in cui viene presentata la teoria che regge - secondo l'accusa - l'impianto narrativo del Codice da Vinci, ovvero la storia segreta di Gesù, la sua fuga precipitosa dopo la crocifissione, l'approdo in Europa, la trasmissione del suo sangue nei secoli grazie alla complicità dei Templari e di altre società segrete. L'accusa non si limita a sottolineare come la tesi di fondo del «Codice» sia identica, ma individua una serie di coincidenze sospette tra i due libri. Nella fattispecie, il nome del protagonista del romanzo di Brown sarebbe un omaggio ai due autori: «Sir Leigh Teabing» è infatti l'anagramma di Leigh e Baigent. Così come non è passata inosservata la presenza del titolo dei due storici tra i volumi nella biblioteca del detective. Brown non ha mai nascosto né di conoscere il contenuto di quel saggio, pubblicato peraltro dalla sua stessa casa editrice, né di aver tratto ispirazione dalla teoria ivi contenuta, inquadrata però - puntualizza lo scrittore - all'interno di un processo di rielaborazione artistico-narrativa.
Nella prima udienza del processo, alla quale Brown è intervenuto in qualità di testimone della difesa, i suoi avvocati hanno inoltre sottolineato come nell'epoca di Internet sia estremamente difficile risalire all'origine di tutte le fonti. Una tesi cui ha replicato l'accusa - rappresentata dall'avvocato dei due studiosi, Jonathan James - secondo cui è dovere di chi «svolge ricerche premunirsi di conoscere la provenienza delle informazioni». Senza trascurare il fatto - ha aggiunto James - che nonostante la tesi dei saggisti inglesi avesse già ispirato altre pubblicazioni in passato, nessuno si era mai impossessato prima d'ora della loro teoria centrale».Al di là delle enormi ripercussioni che il caso potrà scatenare (tra le quali anche la sospensione dell'uscita del film tratto dal libro, prevista per il 19 maggio, un kolossal con Tom Hanks e Audrey Tautou), la sentenza è destinata a fare storia nella giurisprudenza perché è chiamata a fissare i confini del reato di plagio. Fino a dove può arrivare il concetto di copyright? Oltre alla forma, è estendibile anche all'idea originaria? L'incertezza nasce dal fatto che l'attuale legge sui diritti d'autore pone l'accento sulla protezione dell'espressione di un'idea piuttosto che sull'idea in sé, non chiarendo fino a che punto può spingersi un autore nello sfruttare, per fini artistici, la teoria o l'intuizione di qualcun altro.L'unico precedente accostabile al caso-Brown risale al 1980 quando ancora una volta uno storico, Trevor Ravenscroft, vinse una causa contro James Herbert, colpevole di essersi ispirato troppo «fedelmente» ad un saggio dello stesso Ravenscroft per il suo romanzo The Spear. Per conoscere il verdetto riservato a Brown bisognerà attendere due settimane.


In caso di vittoria, Baigent e Leigh potrebbero richiedere al giudice un'ingiunzione per interrompere, almeno in Gran Bretagna, ulteriori violazioni del diritto d'autore, bloccando così le vendite del libro e ritardando l'uscita del film.
Un'ipotesi comunque improbabile: più facile immaginare che, in caso di riconoscimento di plagio, le parti si affrettino per trovare un accordo e dividere i profitti.

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