Cofferati dà l’ultimatum a Rifondazione

Il leader del Pdci critica gli alleati: «Un mercato, che brutto spettacolo». E consegna al Professore la lista dei suoi sei sponsorizzati. Cossutta aspira a fare il vice di Marini al Senato

Claudia B. Solimei

da Bologna

«Noi abbiamo lavorato per la coalizione e vorremmo continuare, ma ci viene il dubbio che queste polemiche strumentali nascondono l'incapacità di dare risposte alle città. Spero non sia così, perché su questa giunta c'erano grandi aspettative, come ce ne sono sul governo». E ancora: «Sostenere che Rifondazione è subalterna ai Disobbedienti significa dimenticare cos’è. Noi siamo scesi in piazza con i metalmeccanici, per la scuola pubblica, gli orari delle biblioteche, i corsi serali. E abbiamo convinto il sindaco a non usare le ruspe per sgomberare gli immigrati. Questo ce lo deve riconoscere». Il secondo ultimatum in una settimana lanciato a mezzo stampa dal sindaco di Bologna Sergio Cofferati, che accusa il partito del neo presidente della Camera di essere troppo influenzato dall'area antagonista in città e lo invita a scegliere una volta per tutte tra lotta e governo, non fa cambiare rotta al Prc bolognese: «La nostra posizione è sempre la stessa - spiega il segretario Tiziano Loreti -. Potrei citare Bertinotti all'ultimo congresso: “La riforma della politica passa attraverso il rapporto partito-movimento e partito-società”. Ecco, questa è Rifondazione, il resto sono ragionamenti strumentali».
Per ricucire lo strappo, Cofferati ha chiesto al Prc, che di fatto è già fuori dal governo della città non avendo un assessore in giunta, di fare mea culpa su tre punti: l'indipendenza della magistratura, dopo gli attacchi a un pm della Procura di Bologna che mette sotto inchiesta, con l'aggravante dell'eversione dell'ordine democratco, attivisti no global e studenti per azioni come occupazioni e autoriduzioni; il rifiuto dei reati come pratica di lotta sociale e la condanna del rogo delle bandiere israeliane durante il corteo del 25 aprile a Milano, visto che i due consiglieri di Rifondazione non erano presenti al momento della votazione di un ordine del giorno di solidarietà passato in Consiglio comunale. Per ora non c'è alcuna marcia indietro: «I pm fanno il loro lavoro - afferma Loreti -, io ho posto un problema politico ai partiti dell'Unione: è possibile applicare le stesse categorie penali introdotte 35 anni fa per far fronte al terrorismo? E poi i Ds che tirano fuori l'omicidio di Marco Biagi... Non chiediamo l'impunità, ma che lo studente che va in mensa e paga un euro invece che 5, venga perseguito per quello che ha fatto». Per quanto riguarda Milano, «faccio notare che anche il sindaco non era in Consiglio a votare. E poi mi piacerebbe sapere cosa pensa Cofferati di Bruno Ferrante che a Milano non vuole Letizia Moratti al corteo del Primo maggio».


Nel partito circola anche un altro ragionamento: vinte le elezioni, i Ds cercherebbero di indebolire Rifondazione in vista della nascita del futuro partito democratico. «Forse si teme il nostro radicamento nella città e nella società - afferma Loreti -. Certo è curioso che Bertinotti venga eletto alla Camera e, negli stessi giorni, a Bologna si dica che Rifondazione è fuori».

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