Politica

Cofferati pensa al bebè e Bologna lo vuol cacciare

BolognaL’obiettivo è diventato arrivare in fondo, a fine mandato, senza farsi troppo male. Impresa ardua di questi tempi per Bologna, alle prese con i colpi di coda del sindaco Sergio Cofferati che non si ricandida per fare il papà a tempo pieno (ma in attesa dal Pd di un incarico più comodo per la sua futura residenza genovese). In città si percepisce un clima di smobilitazione, si parla di sfilacciamento, di macchina amministrativa inceppata, di un sindaco percepito sempre più part time, ma al tempo stesso ancora troppo ingombrante. Uno stare a metà del guado cominciato con l’annuncio a sorpresa della non ricandidatura il 9 ottobre e che finirà solo con le elezioni in primavera. Il timore è che si vada avanti come in questo ultimo mese, con Consigli e Commissioni comunali mezzi vuoti (ma regolarmente «gettonati», s’intende), assessori litigiosi, decisioni calate dall’alto: come nel caso dell’ordinanza con cui Cofferati ha imposto la chiusura alle 22 di alcuni locali di via del Pratello, la strada delle osterie. Il provvedimento è stato bocciato da molti assessori e ha provocato la rivolta degli osti. Ciliegina sulla torta, quando questi ultimi si sono presentati in Comune per partecipare alla Commissione a loro dedicata, Cofferati era a Genova, si è poi saputo, per festeggiare in un locale in voga (il Mentelocale, a Palazzo Ducale) il primo compleanno del figlio Edoardo.
I più preoccupati dello stallo amministrativo sono le categorie economiche, già alle prese con la crisi. Lo dice chiaro Marco Buriani, presidente del Collegio Costruttori Edili di Bologna, in ansia per le tante opere in cantiere ma mai partite: «Gli ultimi mesi di un’amministrazione sono spesso quelli più produttivi. Invece la sensazione è che l’annuncio del ritiro del sindaco abbia prodotto una paralisi. Ci sono delle procedure che richiedono ora la massima attenzione, eppure sembra tutto concentrato sugli equilibri politici». In mezzo ci sono le primarie del Pd per la scelta del candidato sindaco. Una corsa a cinque (tra cui il politologo Gianfranco Pasquino) che non contribuisce a rasserenare gli animi. Tra i primaristi c’è anche l’assessore all’Urbanistica di Cofferati, Virginio Merola, anche lui finito nel mirino del suo sindaco per una presunta incompatibilità tra candidatura e il ruolo amministrativo. «Non abbiamo condiviso il tentativo del sindaco di delegittimare Merola - tuona Buriani -. Qui bisogna dar seguito al Psc (Piano strutturale del Comune, ndr). Il primo sostenitore dei progetti per la città deve essere il sindaco - conclude -. Il vecchio finché c’è, il nuovo chiunque sarà». Tra i commercianti la musica non cambia: «Sì, c’è sfilacciamento - ammette Sergio Ferrari, numero uno di Confesercenti Bologna -, l’addio del sindaco ha aperto una fase di difficoltà: si sente un rilassamento che non permette di portare a termine le cose». Anche l’Associazione dei commercianti è sulla stessa linea: «Per fortuna il marchio Bologna fuori regge ancora - spiega il presidente Enrico Postacchini -, ma chi sta in città sa come stanno andando le cose. Una lungo periodo di campagna elettorale crea stasi istituzionale, i progetti finiscono sui tavoli di persone che non sono più molto interessati a occuparsene». Sui giornali cittadini è tutto un fiorire di dichiarazioni. «Il cambio di rotta improvviso, legato alla decisione repentina di Cofferati di non ricandidarsi, ha creato un clima elettorale prematuro che non è proficuo», secondo il presidente di Legacoop, Gianpiero Calzolari. Dello stesso parere il deputato del Pd Gian Carlo Sangalli: «Il sindaco ha il dovere di fare le cose per cui è stato eletto, senza lasciare ombre di disorientamento». Amaro il suggerimento del presidente del Consiglio comunale di Bologna, Gianni Sofri: «Cerchiamo di arrivare alla fine di questo mandato nel modo più dignitoso possibile». Durissimi, infine, gli ex alleati: per i verdi, «Cofferati vuole lasciare dietro di sé desolanti macerie»; per Franco Berardi «Bifo», ex leader settantottino e oggi in una lista civica che si presenterà alle elezioni, «Cofferati sta usando gli ultimi mesi di potere che gli restano per vendicarsi di questa città che lo ha trattato come merita, costringendolo alla fine a rinunciare alla ricandidatura». Di dimissioni ed elezioni anticipate, comunque, non si parla. Eppure qualche rischio per Cofferati c’è: entro dicembre dovrà essere votato il bilancio comunale per il 2009. L’amministrazione ha già annunciato forti tagli alla spesa e l’aumento della tariffa sui rifiuti. Se mancheranno i due voti di Sinistra democratica, il Pd da solo non ce la farà e per il Comune di Cofferati scatterebbe il commissariamento.

Sarebbe la prima volta nella storia di Bologna.

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