Claudia B. Solimei
da Bologna
A sorpresa, tanto da far dire al sindaco Sergio Cofferati: «A me nessuno ha comunicato alcunché, mi chiedono lipercollegialità e poi vengo a sapere le cose dai giornalisti», lUnione a Bologna ha perso ieri un altro pezzo: «La maggioranza di centrosinistra non esiste più» ha constatato lUdeur/Popolari, annunciando il suo divorzio dalla coalizione. Un divorzio politico per quanto riguarda il Comune, visto che il partito di Clemente Mastella non ha né assessori né consiglieri a palazzo dAccursio, qualcosa di più per la Provincia, dove lUdeur ha un assessore. Per questo a Palazzo Malvezzi il partito chiede di fatto che il suo uomo in giunta, Stefano Alvergna, tragga le conseguenze della decisione politica e si dimetta. Lassessore, però, come già capitato con i Verdi in Comune, ha fatto sapere che non intende andarsene, accusando anzi il suo partito di decisioni prese in solitudine. «Cè un vuoto totale di potere politico - ha accusato il segretario regionale Udeur Ermindo Corazza per spiegare le ragioni della decisione perché il sindaco Cofferati viaggia da solo e anche la presidente della Provincia Beatrice Draghetti si comporta alla stessa maniera. I Ds e la Margherita, che dovrebbero fare da cerniera con gli altri partiti, sono impotenti». Inoltre, ha proseguito Corazza, «la giunta comunale è rissosa e il suo lavoro è insufficiente». I dirigenti dellUdeur hanno quindi spiegato di aver avuto con il sindaco Cofferati un lungo, e infruttuoso, carteggio sulle priorità dellamministrazione. Per la Margherita, il partito della Draghetti, la mossa dei mastelliani è dettata da esigenze di visibilità, per i Ds è «senza motivo».
In realtà la rottura dellUdeur, il cui peso politico è sicuramente limitato a Bologna, è solo lultimo problema in ordine di tempo che sta investendo il centrosinistra in città: una settimana fa i Verdi hanno sfiduciato il loro assessore nella giunta Cofferati e la crisi con Rifondazione comunista è tutt altro che risolta per lex numero uno della Cgil. Ormai deciso a dare le dimissioni, lassessore del Prc, Maurizio Zamboni, è stato fermato ieri soltanto da una telefonata di Franco Giordano, capogruppo del partito alla Camera, voluta dal segretario Fausto Bertinotti. I vertici romani gli hanno chiesto di aspettare una settimana per decidere cosa fare. In questo tempo, Rifondazione cercherà di convincerlo a rimanere, nonostante le diverse posizioni sul documento sulla legalità che Cofferati presenterà per il voto in Consiglio comunale tra due lunedì. Un appuntamento sempre più decisivo per lUnione bolognese: «Quale sarà la maggioranza lo sapremo solo dopo il voto e dopo le decisioni che il sindaco prenderà in ragione del voto stesso» ha confermato ieri il Cinese.
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