Cofferati vuole gli assessori «a progetto»

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Vincenzo Pricolo

da Milano

Dopo la battaglia sulla legalità, che lo ha contrapposto alle frange più estreme dello schieramento che aveva sostenuto la sua candidatura a sindaco di Bologna, Sergio Cofferati apre il fronte della flessibilità, che concettualmente lo contrappone a se stesso. In sintesi, dalla difesa dell’articolo 18 (dello Statuto dei lavoratori) alla riforma dell’articolo 28 (dello Statuto del Comune di Bologna). Il cosiddetto Cinese, insofferente alla norma che fissa in dieci il numero degli assessori della giunta, l’articolo 28 appunto, propone che lo Statuto recepisca il contenuto della legge nazionale, che nei Comuni delle dimensioni di Bologna prevede la possibilità di insediare «fino a sedici assessori». La normativa statale, ha spiegato il sindaco Cofferati, adotta «un criterio di flessibilità» che manca invece a quella bolognese. Questo perché nei cinque anni del mandato di un’amministrazione comunale secondo Cofferati «possono sorgere delle emergenze, dei problemi, che sarebbe più semplice affrontare se, per il tempo della loro soluzione, si potesse costruire una delega». «Una volta risolti i problemi - ha aggiunto il sindaco -, si torna alla dimensione di prima».
Insomma, in questione non c’è la possibilità per il municipio di Bologna di assumere personale più o meno qualificato da licenziare a lavoro finito. Si tratterebbe invece di esperti nei vari settori del city management da inserire nella giunta e da congedare a problema risolto o a emergenza superata. Quindi, non è che l’ex segretario generale della Cgil sia stato folgorato sulla via della deregulation selvaggia del mercato del lavoro, ma sentirlo invocare «flessibilità» fa un certo effetto. È pur sempre un uomo oggettivamente conservatore che invoca un’innovazione. E non di poco conto.
Perché se il concetto di «incarico a tempo determinato» dovrebbe far parte del Dna di chi aspira al governo della cosa pubblica, quello di «carica a progetto» è ancora del tutto estraneo alla cultura delle nostre istituzioni, come è dimostrato dal fatto che in Italia il mandato di un commissario straordinario, quasi per definizione, ha durata geologica.
Ma è possibile che l’appello alla flessibilità lanciato dal Cofferati innovatore risponda semplicemente all’esigenza di ricompattare una maggioranza dalla quale arrivano segnali di malcontento verso il sindaco.

I Verdi, «un partito un po’ strano» nella definizione del Cinese, hanno dichiarato di non essere rappresentati da Antonio Amorosi, l’assessore ambientalista alla Casa che ha sposato la linea della legalità decisa da Cofferati e non ha voluto «coprire» le occupazioni abusive sponsorizzate dalla sinistra estrema. Forse con qualche «delega a progetto» si può superare l’emergenza.

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