da Milano
Il processo ad Annamaria Franzoni è ormai agli sgoccioli, la sentenza potrebbe arrivare giusto fra una settimana, ma le indagini su uno dei più tribolati rompicapi della storia giudiziaria italiana continuano. Nei giorni scorsi, come ha svelato il «Secolo XIX», i carabinieri hanno battuto a tappeto tutti i negozi di calzature e i calzolai di Cogne alla ricerca di informazioni sul sabot, lo zoccolo valdostano che secondo la difesa potrebbe avere ucciso Samuele Lorenzi.
Insomma, a più di cinque anni dal delitto, laccusa investiga ancora con la massima onestà e cerca la possibile chiave di un giallo senza soluzione. Certo, sul banco degli imputati cè sempre e solo lei, Annamaria Franzoni, già condannata in primo grado a trentanni, ma le poche certezze di un dibattimento costruito sugli indizi vacillano. Come è stato ucciso Samuele? Il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi ha parlato nella sua requisitoria di un mestolo o un pentolino di rame, insomma un oggetto della cucina di casa Franzoni brandito dalla donna in uno scatto incontrollato dira e poi svanito nel nulla. Lavvocato Paola Savio che ha raccolto in extremis da Carlo Taormina il testimone della difesa, ha invece proposto unalternativa: il sabot, lo zoccolo valdostano dalla suola ricoperta da tasselli di cuoio a carrarmato. «Il sabot - ha spiegato la Savio - è molto diffuso in valle dAosta. È stato inventato dai nostri montanari per muoversi allesterno, per seguire il bestiame o per compiere lavori agricoli».
Insomma, uno dei vicini, entrato furtivamente nella villetta di Montroz, avrebbe perso la testa e colpito il povero Samuele col sabot per dileguarsi un attimo dopo. In questo modo, la Savio avrebbe trovato una spiegazione al dettaglio suggestivo valorizzato dallaccusa: come mai nel cranio del bambino è stata trovata una piccolissima particella di rame? Apparteneva allintrovabile pentolino? «Può darsi - ha replicato in aula la penalista - che fosse presente nella suola della calzatura, che fosse stata portata da fuori. Cera un cantiere edile, a Cogne, nella casa di un vicino, Ulisse Guichardaz. E quel posto era dunque pieno di polvere e di rame».
Ora le ultime frenetiche ricerche dei carabinieri. E la soddisfazione di Paolo Chicco, lavvocato nel cui studio lavora Paola Savio: «La notizia ci riempie di entusiasmo. Da un lato è la prova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che gli studi del nostro consulente Carlo Torre sono attendibili. Dallaltro che gli inquirenti stanno facendo ogni sforzo per individuare il vero colpevole della morte di Samuele».
Assai più cauti, anzi scettici, gli investigatori: «Questo è un atto dovuto dopo larringa del difensore, ma servirà solo a dimostrare che larma del delitto non può essere stata un sabot. I risultati li vedrete in aula il 20 aprile, giorno dellultima udienza».
La sentenza dovrebbe arrivare subito dopo, forse già sabato o domenica, al termine della camera di consiglio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.