È che alla fine i sensi virano verso il cheap, c’è poco da fare. In ogni ambito della vita, almeno una volta nella vita, ci siamo lasciate precipitare in basso, in preda a una vertigine di goduria, a un’acquolina di trasgressione, a un’estasi kitch. È valso per la vita sentimentale ed è valso per il guardaroba e poi vabbè, è valso anche per un sacco di altre cose che però, se non altro, col tempo hanno smesso di confonderci. La vita sentimentale e il guardaroba, invece, sono sempre lì in perenne rischio, sempre lì a tentarci con nuovi errori. Ancora oggi che pure ripensiamo con sarcasmo a quel fidanzato che era l’equivalente di un reggiseno nero indossato sotto a una camicetta bianca e dal quale ci siamo fatte accompagnare al diciottesimo in smoking della nostra amica. Ci pareva di essere originali, allora, nel mischiare generi diversi: alto e basso, chip e chic, bianco e nero. Anche nello sbagliare, sostanzialmente nel profanare. Il problema è che ne siamo convinte ancora oggi, in certi momenti: quelli che coincidono con il down emotivo e l’up economico. Oggi che non possiamo più permetterci un turnover stagionale di fidanzati e ci limitiamo a un altrettanto improbabile turnover nell’armadio. Vergognandocene un po’ abbiamo osato di tutto: la Kelly di Hermes con i pantaloni a sigaretta di Zara, la shopping di Prada con la maglia over size di H&M, il tubino di Dolce e Gabbana con la ballerina di Gap... Commistioni, furbate o “bestemmie”, a seconda di chi le giudichi (e anche di chi le mischi, perché a tutto c’è un limite). Oggi però arriva la rivincita: certi ex fidanzati continua a non sdoganarceli nessuno, ma gli accostamenti azzardati ce li promuove la storia: a New York, nell’opulenta, immaginifica, Fifth Avenue, poco distante da Tiffany, Prada e Bottega Veneta stanno rosicchiando spazio sull’asfalto e fama planetaria negozi tipo Zara, Hennes&Maurits, e altri marchi low cost. Trasformando la mecca dell’acquisto nella via dell’high low shopping. Sono finiti i tempi in cui, nella Grande Mela, cambiare marciapiede significava cambiare mondo: adesso il mondo calpesta tutto lo stesso indirizzo. Ne sanno qualcosa i giapponesi, fashion addicted per eccellenza, che entrano ed escono, con la stessa voracia e disinvolture, da Gucci e da H&M. Fieri di mischiare pezzi facili e pezzi eterni, di sdrammatizzare borse da cinque mila dollari con cappottini da cinquantanove e novanta che l’anno prossimo non vedranno il panettone (contrariamente all’“imperitura” bag) ma che per una stagione saranno divertentissimi e che a fine anno si potranno gettare senza sensi di colpa. Oltretutto le aziende in questione allevano eserciti di giovani, talentuosi stilisti, abilissimi nell’intercettare tendenze e le star sono le prime a essersene accorte. Così sembra che la vivace “contaminazione” prenda piede ovunque: da Parigi a Londra a Milano.
Dove, per esempio, l’altezzoso quadrilatero della moda si sta vedendo cingere la vita dal marchio de La Coruña (Zara Home non è, in liena d’aria, troppo distante da Frette), e da un sacco di altri: Intimissimi non è lontano da La Perla, H&M non è a chilometri di distanza da Versace. Alto e basso, chip e chic, bianco e nero... Tutto sdoganato sullo stesso marciapiede, finalmente senza vergogna. La Birkin e la canotta. Con il vantaggio di poter rotamare almeno un pezzo. Un po’ come quel fidanzato...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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