Colesterolo, 6 malati su 10 non si curano

Sei malati di colesterolo su dieci nel Lazio non si curano. Non hanno coscienza delle conseguenze della malattia, spesso arrivano a non considerarla tale e, quindi, a diffidare della terapia farmaceutica. Il rapporto tra italiani e colesterolo è stato messo a fuoco da un’indagine di Gfk-Eurisko presentata all’Hotel Imperiale di via Veneto. Stando a un campione di 14.224 italiani rappresentativi della popolazione dai 18 anni in su, circa il 40% dei sofferenti e ben il 60 dei non sofferenti, neppure è a conoscenza dei valori di allerta; rispettivamente il 44 e addirittura l’81% non conosce i propri livelli di colesterolo nel sangue. «Ciascuno di noi - spiega il professor Alberico Luigi Catapano, ordinario di Scienze Farmacologiche all’Università degli Studi di Milano - ha una soglia limite propria, per questo è bene sottoporsi spesso a dei controlli e concordare l’eventuale cura da seguire». Non solo. Nel campione sono stati ricompresi anche 1040 medici di medicina generale e 150 diabetologi, per capire il grado di sensibilizzazione alla malattia e di informazione ai pazienti. «Il medico di famiglia deve intervenire su un paziente che difficilmente vuole considerarsi malato - afferma Alessandro Filippi, responsabile dell’Area Cardiovascolare della Società Italiana di Medicina Generale -. Spesso, nei casi più gravi, il medico deve prescrivere un farmaco a vita a chi non vede conseguenze o effetti immediati della malattia. E anche se ci riesce, spesso, la cura non viene portata a termine, oppure avviene a singhiozzo».

«Attualmente - conclude il professore Massimo Chiarello, Direttore della Cattedra di Cardiologia all’Università di Napoli - esiste un’azione combinata di farmaci che agisce sulla sintesi e l’assorbimento del colesterolo cattivo, l’Ldl che permette somministrazioni di dosi basse senza effetti collaterali. Ma nulla si può fare se non si prende coscienza di ciò che è il colesterolo».

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