Il collateralismo «non collaterale» degli intellettuali vicini a Fini

Ieri, al Teatro Franco Parenti di Milano, conferenza stampa per la presentazione del Manifesto d’ottobre, appello «per una rinascita della res pubblica e per un nuovo impegno culturale». Presenti i promotori dell’iniziativa: Monica Centanni, filologa classica, vicina a Futuro e libertà; Fiorello Cortiana, tra i fondatori dei verdi italiani ed europei; Peppe Nanni, animatore del Forum delle Idee e militante di lungo corso nella destra; Carmelo Palma, direttore della Fondazione Libertiamo, legata a Benedetto Della Vedova.
Parole chiave del documento, che si prefigge di fornire idee alla politica, sono «patriottismo repubblicano», «cittadinanza», «partecipazione» e «futuro». Il tutto in una logica «bipartisan» anzi: «nopartisan», al di là delle «vecchie contrapposizioni destra e sinistra», come molti hanno detto. Poco chiara, per ora, la direzione concreta che assumeranno gli appellanti, ciascuno dei quali, a detta dei promotori, potrebbe giustamente assumere posizioni diverse su alcuni temi molto sensibili quali la bioetica. Non resta che attendere i primi incontri che dovrebbero vertere sul tema della cittadinanza e della libertà (con un occhio alla sicurezza) del web. All’appello hanno risposto intellettuali di ogni orientamento politico, con una certa prevalenza di personaggi provenienti dalla destra ex An e dalla sinistra. In tutto un centinaio di firme, anche se soltanto la metà già note. Ci sono personalità diverse fra loro come Giulio Giorello (ieri presente ma solo sul finire dell’incontro), Luca Ronconi, Giacomo Marramo, Gino Agnese, Maurizio Calvesi, Arnaldo Colasanti, Massimo Donà, Sergio Escobar, Franco Cardini, Nadia Fusini, Franco La Cecla e altri ancora.
L’agenda pare legata al movimento Futuro e libertà di Gianfranco Fini, anche se l’iniziativa è autonoma. E proprio sul concetto di autonomia, di fronte a trenta-quaranta persone ha insistito molto la filologa classica Monica Centanni, la quale ha rivendicato una posizione «non collaterale» ad alcuna forza politica.

Resta un dubbio: come si fa a essere «non collaterali» se subito dopo si loda la solare «coerenza» di Fini e se in prima fila c’è Fabio Granata, calorosamente salutato dai convenuti? Siamo al collatelarismo «non collaterale». Ma che male ci sarebbe a parlare chiaro e ad ammettere di condividere o almeno essere interessati a un progetto politico, quello del presidente della Camera?

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