RomaCè una polemica da chiudere. «Negli ultimi giorni - dice Giorgio Napolitano - la crescente fiducia sulla prosecuzione dellattività governativa e parlamentare è unevoluzione auspicabile e costruttiva». Cè pure un rapporto con il Cavaliere da ricucire: «Ho apprezzato le impegnative valutazioni recentemente espresse dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi». E ci sono i compiti per lautunno: economia, federalismo, Mezzogiorno. Ma cè anche un punto che, prima di voltare pagina, il capo dello Stato vuole che sia messo agli atti: non sempre il ricorso alle urne è «il sale della democrazia e il balsamo per tutte le sue febbri». Anzi, «uno dei valori principali è la stabilità politica». Io, spiega Napolitano, «è da agosto che avverto i partiti sui rischi di precipitare il Paese verso il vuoto politico e un durissimo scontro elettorale», e alla fine se ne sono accorti pure a Palazzo Chigi.
Poco male, perché «quello che davvero conta è il bene dellItalia e cioè andare verso una stagione di più lungimirante e produttivo confronto su grandi questioni sociali e di sviluppo». Come dire: basta con queste risse di palazzo che la gente nemmeno capisce, occupiamoci dei problemi reali del Paese. Ma da Salerno, dovè in visita ufficiale, prima di mandare in archivio unestate velenosa, il capo dello Stato ha diverse cose da puntualizzare. La prima riguarda i suoi poteri in caso di crisi di governo. «Si sono succeduti per settimane ogni giorno interventi in polemica allusiva e non sempre garbata nei miei confronti. Mi si è premurosamente spiegato come il ricorso al popolo ovvero alle urne sia il sale della democrazia e il balsamo per le sue febbri e si è mostrato stupore per il fatto che il presidente della Repubblica non apparisse pronto, con la penna in mano, a firmare un decreto di scioglimento delle Camere». Così però, precisa Napolitano, «veniva oscurato il particolare che la vita di un Paese democratico e delle sue istituzioni elettive, nelle quali di esprime la sovranità popolare, deve essere ordinata secondo regole per potersi svolgere in mod fecondo, per poter produrre risultati attesi».
La seconda puntualizzazione è sul buon governo che, per fare le riforme e riuscire a risolvere i problemi, ha bisogno di un arco temporale sufficiente ampio. «Da qui il valore della stabilità - insiste il capo dello Stato - per consentire il pieno e normale svolgimento della legislatura». Questa «deve essere la preoccupazione del presidente della Repubblica». Di Fini, della sua permanenza alla presidenza di Montecitorio, invece non parla. Il Cavaliere ha deciso di andare avanti e di rinunciare, almeno per ora, alle elezioni anticipate e perciò Napolitano considera inutile, forse dannoso, riaprire certe ferite. Lo dice chiaramente: «Non voglio tornare su altri aspetti delle polemiche agostane».
Meglio, molto meglio se tutti si concentreranno sulle cose da fare, sulle emergenze del Paese. Come il federalismo, sul quale cè un accordo ampio e trasversale. Manca la sua applicazione. «Si tratta di stabilire come intendere il federalismo solidale, senza giocare con le parole, non di tornare indietro o di mettere i bastioni tra le ruote». E la sua attuazione è un modo «per porre fine a penose dispute contabili e recriminazioni sul dare e avere tra Nord e Sud». Certo per il Mezzogiorno cè «un problema di risorse e di coordinamento». Berlusconi dovrebbe magari mettere la questione tra i suoi cinque punti per rilanciare lazione di governo, ma se serve «una regia nazionale», occorre «una responsabilità di progettazione e di selezione locale»: il Meridione non può solo piangere.
Laltro fronte aperto è quello economico. Il capo dello Stato applaude le mosse del governo: «LItalia è impegnata in uno sforzo indispensabile di risanamento della finanza pubblica, contenimento del debito e della spesa corrente». Ma tutto ciò non può far dimenticare «limperativo numero uno», la crescita.
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