La "pace araba" di Donald e la strada obbligata di Bibi

Trump cerca una tregua universale, Israele non può accettarla. E Netanyahu rilancia l'offensiva su Hamas

La "pace araba" di Donald e la strada obbligata di Bibi
00:00 00:00

È una forzatura politica disegnare una rottura fra Trump e Netanyahu, anche se ormai dalla Bbc alla Cnn e anche i giornali italiani cercano di farlo. Ma è un momento difficile, visto da Israele, rispetto a quando Trump prometteva che in Medioriente si sarebbe «aperto l'inferno» se Hamas non avesse restituito gli ostaggi. Oggi, invece, Steve Witkoff, il suo inviato quasi plenipotenziario, dopo aver incontrato Edan Alexander finalmente libero, dice ai giornalisti: «Per noi è ovvio, ora si deve andare a un accordo per la restituzione degli ostaggi e la tregua». Invece, l'esercito di Israele si organizza per assediare Hamas dentro Gaza: ieri Netanyahu ha ripetuto che non si ferma la guerra, e così si riporteranno i rapiti a casa. Però, la sua delegazione parte per Doha verso una trattativa che non è certo più la stessa di qualche giorno fa, quando Trump non era nel palazzo di Bin Salman, in Arabia Saudita.

È chiaro che il disegno di Trump è una specie di pacificazione universale, una «Trump tower» in ogni capitale. Trump calca i saloni di marmo mano nella mano con Bin Salman, l'Arabia Saudita sembra essere diventato il centro del suo interesse mediorientale. La restituzione di Edan Alexander è certo un gesto di affetto verso Israele e di orgoglio per il passaporto americano del combattente rapito, ma è avvenuta con una trattativa diretta fra Boehel e Hamas, gli assassini della nukba. Senza consultare Israele. Hamas non ha chiesto prigionieri palestinesi condannati al carcere in Israele per terrorismo in cambio, ma la legittimazione che gli apre, immagina, la possibilità di restare a Gaza, mentre spinge perché i sauditi disegnino il riconoscimento nella Striscia di un potere arabo, se non addirittura di uno stato palestinese. Su questo, Trump non otterrà consenso da Israele, ma il rapporto si può costruire su una forza per la distribuzione di aiuti umanitari, un programma di educazione antiterrorista.

Una trattativa intanto non permette un attacco a tutta forza, e quindi la strada di cui parlano sia Witkoff e Boehler non è sbarrata. Trump sa comunque che non potrà chiedere a Israele di firmare la propria condanna accettando Hamas come vicino di casa, così come sa che una leva importante del futuro mediorientale è la severità con cui gli Usa sono disposti a trattare l'Iran e a bloccare la bomba atomica. Trump sa che Israele vuole tornare a essere nel patto coi sauditi, come promesso dagli Usa prima della guerra, che Hamas volle anche per questo. Certo, converrebbe a un piano di pace tecnologica, commerciale, di sicurezza. Ma oggi Trump punta diretto sull'investimento che lo ha aspettato a Riad sotto forma di high tech, petrolio, intelligenza artificiale, real estate. Non ha pazienza per il conflitto con Hamas. Però, i sauditi possono essere più ricchi, ma non c'è nessuno come gli israeliani per la genialità delle invenzioni. Trump lo sa e conosce anche le reazioni decise quando devono difendere la loro piccola nazione in pericolo. Chi ha sfilato Edan Alexander dalle mani di Hamas non è solo Trump ma anche il rumore di ferraglie che fanno i carrarmati pronti all'attacco dentro Gaza. Hamas ha cercato un modo di scampare la sua prossima fine, liberando nelle mani di Trump Edan Alexander. Trump, inoltre, calca un Medioriente bonificato dal terribile sforzo bellico di Israele (Gaza, Libano, Siria, Houthi, in parte Iran). E la forza militare recuperò i rapiti veramente: così fu all'inizio della guerra quando più di 80 ostaggi furono riportati a casa. Trump, ora, dopo il Pakistan e l'India, vuole l'Ucraina, l'Iran, e il mondo arabo tutto. E pur nel rispetto, Netanyahu ha dichiarato che la guerra per cancellare Hamas continua. Non gli sarà facile mantenere fede alla scelta, ma sulla bilancia ci sono molti tipi di ipotesi, specie il nucleare iraniano. Netanyahu però vuole sapere: dov'è Israele nei disegni americani? Lo hanno ricacciato indietro gli isolazionisti? Forse un po', ma Witkoff era nell'ufficio di Netanyahu con il primo ministro e Ron Dermer mentre si riconsegnava Alexander. Dunque: Bibi pensa che per salvare Israele si debba battere Hamas, ma bisogna vedere cosa promette Trump a Bin Salman.

I giochi sono aperti: la maggioranza del Senato, la parte evangelista del suo elettorato e Kushner, o Rubio, o l'ambasciatore americano in Israele Mike Huckabee, o Waltz ora all'Onu e tanti altri amici di Israele, non si faranno da parte facilmente. E Israele, è uno Stato autonomo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica