Roma - Paolo, non Sabina. Però Guzzanti-figlia probabilmente avrà applaudito fino a spellarsi le mani nel leggere quanto scritto da Guzzanti-padre nel suo blog. Un attacco a testa bassissima al premier, quello del deputato ex Pdl: «Berlusconi è una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto - scrive sul suo sito Internet Guzzanti - sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario».
L’onorevole, che da tempo mostra di avere il dente avvelenato con il Cavaliere, reo a suo dire di essere in ottimi rapporti con Vladimir Putin, cita pure delle intercettazioni, presenti nei verbali di un’inchiesta di Napoli e mai pubblicate. Verbalate dai «disgustosi contenuti» e poi «fatte distruggere a Roma».
Guzzanti tira in ballo perfino il capo dello Stato, le cui sollecitazioni avrebbero impedito la pubblicazione dello scottante malloppo. Un’accusa pesante, pesantissima, che ha provocato l’immediata replica del Colle. Una smentita secca e precisa: «È assolutamente priva di fondamento l’insinuazione, riferita dal senatore Paolo Guzzanti, secondo la quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe sollecitato non si sa quali direttori di giornali a non pubblicare taluni atti giudiziari che sarebbero in loro possesso».
E mentre il capogruppo dell’Idv alla Camera Massimo Donadi faceva le capriole di gioia denunciando che «questo vaso pieno di melma va scoperchiato perché l’errore più grosso è far finta di niente e per questo sarà presentata una denuncia alla magistratura», dal Pdl partivano le prime reazioni, a dire il vero poco scandalizzate. «Una vicenda che non merita alcuna attenzione né alcun commento», il giudizio tranchant di Niccolò Ghedini. Che poi spiegava: «Ricordo che i nastri che erano custoditi a Roma e poi distrutti su ordine della magistratura, non sono mai stati ascoltati né trascritti». E ancora: «La stessa magistratura napoletana giudicò tali bobine non pertinenti alla inchiesta poi trasmessa per competenza nella Capitale. Non si capisce come Guzzanti possa averli ascoltati, visto che neppure gli stessi magistrati li hanno mai ascoltati né trascritti».
Secondo Guzzanti, invece, «un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più) i verbali che tutti i direttori di giornali hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del presidente Napolitano».
Più graffiante e lapidario il commento del ministro Sandro Bondi: «Nella vita come nella politica lo stile è tutto. Purtroppo Guzzanti lo ha smarrito completamente».
Non da oggi l’onorevole sembra aver sposato la linea gossipara della corazzata debenedettiana. Mesi fa, intervistato da Repubblica, l’ex azzurro ci andò giù duro: «Siamo in presenza di un capo di governo che è circondato da pettegolezzi a sfondo sessuale. E questo è un danno per il Paese. Non faccio processi sommari, ma Berlusconi ha fatto della sua sessualità un evento politico e su questo, dicono anche alcuni del suo partito, prima o poi potrebbe inciampare». Ma il parlamentare non s’è fermato qui e in una sorta di sfida ha ribadito la volontà di non retrocedere neppure di un millimetro dalle sue posizioni: «Il giorno in cui un magistrato, lette queste mie parole, volesse interrogarmi per sapere da chi ho avuto queste relazioni e chi fosse il giornalista che ha fornito il materiale in lettura, farei il mio dovere e farei i nomi».
Certo, resta quella chiamata in correità del capo dello Stato e l’immediata smentita.
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