Gian Marco Chiocci
da Roma
In gergo è chiamato «punto di situazione». Più semplicemente il documento sullo stato dello Yemen elaborato dai nostri 007 a uso e consumo degli addetti ai lavori (governo e intelligence) è unanalisi spietata sulla «situazione-sequestri», e dunque sui «pericoli di infiltrazione di Al Qaida nei clan che rapiscono cittadini stranieri». Il rapporto spazia dalla tribù originaria di Osama Bin Laden agli ufficiali «doppiogiochisti» dellesercito yemenita (lo stesso impegnato nelle trattative coi ribelli che tengono prigionieri i cinque cittadini italiani), dalle cellule integraliste «che hanno giurato fedeltà eterna allo sceicco Hasan Bin Misa al-Hidi» ai kamikaze che avevano in animo di far saltare la nostra ambasciata nella capitale Sanaa.
Gli analisti dei Servizi osservano come in cima ai problemi vi sia lassoluta incapacità di tenere completamente sotto controllo ogni area del Paese. «Le tribù rivestono ancora un ruolo spesso nevralgico nella società» e hanno forza contrattuale e autonomia garantite «dalla pressoché libera circolazione nel Paese di pistole, fucili, mitragliatori, esplosivi». Per avere unidea della consistenza della Santabarbara yemenita bisognerebbe riflettere su una ricerca pubblicata dal giornale Arab on line che a fronte di una popolazione di 20 milioni di abitanti calcola un giro di armi pari a 60milioni di pezzi: un piccolo assaggio si è avuto fra luglio ed agosto quando in più manifestazioni antigovernative (contro la chiusura di 24mila scuole coraniche dimpronta fondamentalista o per laumento del costo di alcuni beni di consumo) i dimostranti hanno sparato ripetutamente contro le forze di polizia.
Tornando ai sequestri di occidentali e ai ripetuti tentativi di un«eterodirezione complessiva» dei rapimenti da parte di Al Qaida, non si può non notare come landazzo di colpire i turisti sia triplicato rispetto ai primi anni Novanta. Larea più battuta dai predoni resta sempre quella del sito archeologico di Maarib, a nord di Sanaa. «Se prima lobiettivo dei clan era finalizzato a ottenere scuole e strade migliori, oggi punta a una forte contrapposizione politico-religiosa: si insiste sempre di più nelle richieste di immediata liberazione di congiunti o conoscenti reduci dalla guerriglia irachena, come accaduto in occasione del rapimento di due cittadini austriaci (e in precedenza di altri cinque occidentali) dove «era stato sollecitato il rilascio di tre membri dello stesso clan fermati di ritorno dalla Siria con laccusa di terrorismo allaeroporto di Sanaa». Di nobili ideali si parla sempre meno. Basta medicine, viveri, scuole o strade asfaltate: il prezzo è cambiato, è più alto, la merce di scambio è stabilita dalla nuova frontiera dellintegralismo islamico.
«Essendo lo Yemen il Paese di origine della tribù di Osama Bin Laden - continuano i Servizi - ha da sempre avuto molti seguaci di Al Qaida, oltre 10mila uomini hanno combattuto in Afghanistan, almeno 2mila si sono attivati per campi daddestramento di mujaheddin, una nutrita colonia è stata recentemente dirottata personalmente a Falluja da Abu Musab al-Zarqawi». Lombra di Osama oggi si allungherebbe sia sullirreversibile «riconversione» nel campo dei sequestri di persona sia sulla sotterranea, invisibile, penetrazione del network qaidista negli apparati di sicurezza locali.
Il diplomatico yemenita Ahmad Abdullah Al-Hasani dopo aver presentato richiesta dasilo in Gran Bretagna, ha defezionato e vuotato il sacco, puntando lindice su alcuni alti ufficiali dellesercito che avrebbero rapporti con gli «sceicchi dei sequestri» e avrebbero avuto un ruolo nellattentato del 2000 alla nave Uss-Cole ormeggiata nel porto di Aden (17 marinai uccisi). In particolare Al-Hasani si sarebbe soffermato sulla figura del generale Ali Muhsin Al-Ahmar implicato a fondo, a suo dire, nel rapimento di 16 turisti occidentali nel dicembre del 1998 organizzato dallEsercito Islamico Aden-Abidjan e sfociato in tragedia (4 morti, numerosi feriti) dopo un blitz mal riuscito delle forze di sicurezza: «So che Al-Ahmar ha ospitato nella sua casa di Sanaa quei terroristi, e quanto agli esecutori dellattacco alla Cole sono nomi noti, vicini, ben conosciuti ad alti ufficiali dellEsercito».
Interessati ai rapimenti nella regione del Sirwah anche i seguaci dello sceicco kuwaitiano Bin Musa al-Hidi, guida spirituale salafita.
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